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Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia

I supporti e le resistenze dell’analisi tecnica

Una delle argomentazioni più attuali, nel contesto del “processo in corso” contro la teoria dei mercati efficienti, riguarda il crescente credito riscontrato dai metodi dell’analisi tecnica. Questo approccio si propone di affiancare ai normali indicatori di analisi dei fondamentali, alcune variabili che sono tipicamente attribuibili a fattori psicologici e di umore, e che troverebbero modo di essere rispecchiati nei prezzi affianco a quel set di informazioni che la teoria vorrebbe far bastare a spiegare il livello delle contrattazioni.

Un’ulteriore giustificazione all’uso di questi metodi consiste nell’esistenza di noise traders, i quali agendo sulla base di informazioni incomplete creano delle condizioni di profittabilità. Più esattamente, i traders, tendono a selezionare una sorgente di informazione la quale fornisce indicazioni “rumorose” sui dividendi del periodo successivo, e costruiscono sulla base di queste informazioni il portafogli che massimizzi la loro funzione di utilità. La presenza di rumore nel segnale fondamentale crea dei pattern nei prezzi di cui si può profittare con l’uso di tecniche di trading.

È stato osservato[99] che l’alternarsi di regole di trading più o meno popolari è in grado a sua volta di generare bolle nei prezzi, in grado di amplificare il movimento del valore intrinseco sottostante. Sostanzialmente, secondo questo filone di ricerca, la continua attenzione di una crescente massa di investitori su talune variabili chiave, quali il prezzo e i volumi, riuscirebbe a trasformare queste stesse variabili in indicatori dei futuri movimenti del mercato, o di un titolo selezionato.

Il meccanismo della retroazione psicologica cui accenna Shiller[100] in questo caso trova ampia applicazione insieme a tutte le altre teorie sulle profezie autoavverantesi. Punto di partenza per seguire questo approccio è dunque il rifiuto delle forme sia debole che forte della teoria dell’efficienza, e pertanto il rifiuto del fatto che l’informazione, quella pubblica e gratuita come quella riservata e analitica, riescano a trasferirsi correttamente nel prezzo rendendo inutile qualsivoglia tentativo di previsione.

Già agli inizi del secolo si sentiva parlare della teoria di Charles Henry Dow, il quale partendo dalla comparazione di due indici (il Dow Jones Industral Average ed il Dow Jones Rail Average) implementò l’idea che la maggioranza delle azioni segue per buona parte del tempo preso in esame la sottostante tendenza del mercato. Le conclusioni più importanti, sulle quali poggia tuttora l’analisi tecnica, sono le seguenti:

- Il prezzo è la variabile più suscettibile di influenzare le decisioni alla base del rapporto tra domanda e offerta, e quindi la grandezza che rende significativi anche tutti gli altri principi della teoria in esame.

- I mercati tendono a riproporre ciclicamente la stessa dinamica, scomponibile in una tendenza principale di lungo periodo, una tendenza secondaria che corregge (o rintraccia) la principale, di una durata compresa tra le tre settimane e sei-otto mesi. Infine una tendenza minore, che agisce in un arco di tempo tra poche ore e tre settimane, e che sostiene la tendenza principale.

- I percorsi indicano una direzione, e le “fasi” sono composte da tutte quelle sequenze in cui gli scostamenti sono contenuti in un 5% rispetto alla media.Queste fasi si susseguono in un ordine ciclico fatto da accumulazione, convinzione, speculazione, distribuzione, convinzione, panico, rassegnazione, accumulazione e via di nuovo.

- Prezzo e volume insieme forniscono un’interpretazione del movimento. In particolare il trend è confermato se prezzi e volumi si muovono nella stessa direzione, quindi un trend rialzista è confermato da volumi in crescita e viceversa un trend ribassista è confermato da volumi in diminuzione. Laddove le due variabili non si muovano nella medesima direzione, questo può essere interpretato come un segnale di inversione di tendenza.

- La tendenza è comunque identificabile attraverso il grafico dei prezzi, e quindi si parla di trend rialzista quando sia i massimi che i minimi superano i rispettivi picchi precedenti, e di trend ribassista quando sia massimi che minimi scendono di pari passo.

- Infine, gli indici devono confermarsi a vicenda, così da fornire un segnale chiaro di acquisto o di vendita coerente con la congiuntura in atto. Dunque, secondo questa teoria i mercati si muovono tracciando delle linee che hanno un significato preciso ed intelligibile, e identificano dei trend, composti da tendenze di lungo e di breve periodo, che intrecciandosi danno vita a delle fasi cicliche di accumulazione, rialzo e distribuzione.

Nella fase di accumulazione il segnale è quasi impercettibile, visto che i grandi investitori cominciano a rastrellare titoli senza alimentare sensibilmente il livello dei prezzi e del volume. Quando le informazioni a disposizione dei grandi investitori cominciano a divenire realmente pubbliche si entra nella fase di rialzo vera e propria in cui prezzi e volumi salgono in modo deciso, fino a che gli stessi grandi investitori che avevano dato inizio all’accumulo, cominciano a distribuire, creando la prima divergenza tra livello di prezzi e volumi che in seguito verrà interpretata come segnale di vendita dagli altri investitori, allorché sarà iniziata la fare distribuzione del mercato con volumi e prezzi che scendono di pari passo.


99 Si veda Goldbaum, D. Technical Analisys, Price Trends, and Bubbles. (2000)

100 Si veda Irrational Exuberance

Marco Primavera

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