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Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia

Considerazioni finali

Il lavoro fin qui svolto ha condotto ad una moltitudine di considerazioni. Prima di tutto si è visto come la storia sia pregna di lezioni da imparare anche se tali lezioni rimangono nella mente degli investitori per periodi non più lunghi di 15-20 anni. Il gene della speculazione sembra di fatto accompagnare l’uomo da tempi remoti, e con intervalli più o meno regolari si ripresentano i presupposti idonei alla sua espressione. In ciascuna di queste occasioni la letteratura finanziaria incontra difficoltà notevoli nel giustificare determinati comportamenti del mercato e dei suoi operatori, e nel cercare di ricomprenderli all’interno di un modello economico.

In particolare la teoria del mercato efficiente, che stabilisce la perfetta distribuzione delle informazioni disponibili nei prezzi, un comportamento razionale e massimizzante da parte degli operatori e la totale imprevedibilità dei corsi delle azioni, fa i conti con la realtà anche al di fuori degli eventi speculativi. Sono stati infatti evidenziati atteggiamenti di tipo irrazionale nel contesto di scelte comprendenti rischio o incertezza, e la massimizzazione dell’utilità attesa non è sempre perseguita.

Diversi comportamenti anomali del mercato sono stati rilevati anche da test statistici, tra cui quelli sulla mean-reversion, la quale implica una sorta di magnetismo del livello dei prezzi verso il valore medio di lungo periodo. La teoria economica a questo punto, per fornire modelli di mercato e di valutazione più verosimili deve tenere conto di variabili nuove, soprattutto psicologiche, le quali acquistano un peso fondamentale in un era in cui le frontiere della comunicazione hanno portato i mercati finanziari alla portata di tutti.

Per quanto riguarda i prossimi anni le stesse variabili che hanno dettato la tripartizione del presente lavoro conducono in un certo modo alle medesime conclusioni: da una parte c’è un lungo bull-market concluso da poco, dall’altra una tendenza dei prezzi degli assets, riscontrata statisticamente, a gravitare verso la media storica di lungo periodo, ed infine una componente di irrazionalità rilevata tra gli operatori, in grado di amplificare i movimenti verso il basso esattamente come quelli verso l’alto, rendendo possibili in momenti di diffuso pessimismo, delle vere e proprie “bolle negative”.

L’insieme di questi fattori sovrapposti, oltre che gettare del dubbio sull’attendibilità assoluta della teoria dell’efficienza, sembrano suggerire una prospettiva di lunga correzione nel corso dei prossimi 10-15 anni. Naturalmente questo non significa che mancheranno gli spunti per investire, anzi, le tecnologie attuali sembrano promettere sviluppi imminenti nel campo della robotica, dei materiali, dell’intelligenza artificiale e della comunicazione, cui probabilmente saranno associati altre opportunità di investimento, tuttavia all’interno di un trend di lungo periodo orientato verso il basso.

Se le teorie di Kondratieff sono esatte, oggi come negli anni immediatamente seguenti il crollo del 1929, ci si trova all’inizio della quarta fase del ciclo, ovvero sull’orlo di un precipizio di magnitudine considerevole. Se questo può sembrare preoccupante, lo dovrebbe diventare ancora di più, ricordando che alla depressione degli anni ’30, seguì la seconda guerra mondiale. Laddove simili prospettive sembrassero lontane o inverosimili si deve ricordare che malgrado il benessere sociale si sia diffuso in modo esponenziale negli ultimi 50 anni, molte sono le questioni irrisolte riguardanti i paesi poveri o in conflitto tra loro.

La minaccia del terrorismo ha costretto l’occidente a ridimensionare i concetti di sicurezza e diplomazia, ed il mercato delle armi come quello del petrolio continueranno ad avere peso nelle scelte politiche dei prossimi tempi: gli anni che verranno, con ogni probabilità porteranno con loro un’improrogabile revisione delle principali necessità a livello globale. Questo si tradurrà nelle borse di tutto il mondo in un periodo di prudenza e sobrietà (nella migliore delle ipotesi) in cui probabilmente si concepiranno nuovi strumenti finanziari orientati soprattutto al risk management.

Il futuro dei mercati finanziari risiede infatti negli strumenti di hedging: come spiegano Athanasoulis, Shiller e Wincoop i profitti delle imprese statunitensi contabilizzano circa il 10 percento del reddito nazionale, e gli strumenti di hedging attualmente contrattati nelle borse non consentono ancora di “assicurare” i redditi diversi da quelli sulle attività finanziarie, i quali sono nove volte più consistenti[109].

Nuovi tipi di strumenti, come diritti sul reddito nazionale, di paesi esteri o mondiale bilancerebbero il rischio di un paese e consentirebbero ad ogni individuo di assicurare il proprio PIL procapite. Ancora, diritti sul reddito aggregato di singole categorie di lavoratori potrebbero funzionare come opzioni put sul livello dei salari. I cosiddetti Macro Markets costituiscono, al contrario dell’aumento di tassazione sulle transazioni mobiliari, una naturale e costruttiva evoluzione dei mercati attuali, e consentiranno, con l’aumentare degli strumenti a disposizione, di distribuire in modo più ampio l’attenzione di un crescente numero di investitori, evitando fenomeni speculativi legati all’affermazione di un particolare settore.


109 Athanasoulis, S., Shiller Robert, J., Wincoop Eric, V. Macro Markets and Financial Security.Economic Policy Review, Volume 5, Number 1. April 1999.

Marco Primavera

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