Home > Doc > Analisi delle strategie di investimento attraverso il "sentiment" dei mercati finanziari > IL CROLLO DEL 1987

Analisi delle strategie di investimento attraverso il "sentiment" dei mercati finanziari

IL CROLLO DEL 1987

Dopo il crollo del 1929 gli Stati Uniti non avevano più vissuto una crisi così grande, la ripresa fu lenta e graduale, ma nonostante tutto nei decenni successivi il Dow Jones riprese punti.Negli anni 80' verso la fine della guerra fredda, gli USA godevano di una situazione economica favorevole, con lo sviluppo di nuove fabbriche sempre più automatizzate. Si era andato a creare una situazione ottimale per chi voleva investire, le quotazioni godevano di buona salute e stava nascendo una situazione di euforia generale, lo stesso Reagan incentivava l'economia statunitense abbattendo le tasse.

Gli americani erano ottimisti, si vedeva ormai sconfitto il nemico russo e l'affermazione dell'economia e della cultura occidentale in tutto il mondo (culminata con la caduta del muro di Berlino nel 1989). Grazie a questa solidità, gli investitori nutrivano grande sicurezza nel mercato, ma lunedì il 19 ottobre 1987 l'indice Dow Jones crollò senza alcun preavviso. Un'ondata di vendite fece precipitare l'indice da 2246 a 1738 punti, in calo del 22,6 % in un solo giorno.

Andamento dell’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA)

Andamento dell’indice Dow Jones Industrial Average (DJIA)

Questa fu la peggiore flessione che un indice azionario americano avesse mai registrato in una sola giornata:

Rank Date Percentage crash
1 19 October 1987 -20.39
2 28 October 1929 -12.34
3 29 October 1929 -10.16
4 6 November 1929 - 9.92
5 18 October 1937 - 8.88
6 20 July 1933 - 8.70
7 21 July 1933 - 8.52
8 20 Decemb er 1895 - 8.28
9 26 October 1987 - 8.02
10 5 October 1932 - 7.59
11 12 August 1932 - 8.02
12 31 May 1932 - 7.84
13 26 July 1934 - 7.83
14 14 March 1907 - 7.59
15 14 May 1940 - 7.47
16 26 July 1893 - 7.39
17 24 September 1931 - 7.29
18 12 September 1932 - 7.18
19 9 May 1901 - 7.02
20 15 June 1933 - 6.97
21 16 October 1933 - 6.78
22 8 January 1988 - 6.76
23 3 September 1946 - 6.73

 

 

Il crollo di Wall Street fu contagioso e anche le piazze finanziarie europee e asiatiche furono coinvolte nella crisi: la borsa australiana perse il 41,8%, quella spagnola il 31%, quella inglese il 26,4%, quella canadese il 22,5%.

 

crollo mondiale

Persino la borsa italiana fu coinvolta nel crollo: I principali quotidiani a tiratura nazionale uscirono il giorno dopo con i seguenti titoli (in grassetto e a caratteri cubitali) in prima pagina.

titolo giornale2

Ma il crollo del 1987 ha delle caratteristiche particolari, che lo rendono profondamente diverso, sia nel calo degli quotazioni che negli effetti che generò, al crollo del 1929: per prima cosa la durata, mentre le perdite del '29 ci misero 25 anni ad essere riassorbite, quest'ultimo fu riassorbito in pochi mesi e ci vollero meno di 2 anni per toccare un nuovo record storico. Inoltre nel '29, se pur brusco, si ebbe un calo progressivo; nel 1987 il crollo fu repentino e improvviso, e tutto in un'unica giornata. Non vi fu un vero e proprio motivo che stava dietro alle perdite; alcuni iniziarono a vendere all'apertura della Borsa, scatenando subito la reazione di altri che fecero lo stesso, in poco tempo tutti cominciarono a vendere e le quotazioni crollarono.

Fu una bolla che scoppiò tutta in un giorno perché non c'erano ancora i controlli sulle vendite: tutti si misero a vendere e le borse calarono di colpo. Oggi se un titolo registra una variazione del -9% viene sospeso per eccesso di ribasso dalle quotazioni, in maniera che gli investitori riacquistino la calma. Nel 1987 questo non esisteva, le sospensioni per eccesso di ribasso/rialzo iniziarono proprio in conseguenza di quel tragico giorno in cui le borse persero oltre il 20%. Terribili predizioni seguirono alla crisi finanziaria del 1987. Il crash avrebbe causato una lunga recessione, forse anche una depressione come quella seguita alla crisi del '29. La crescita dell'occupazione si sarebbe arrestata. Il tasso di disoccupazione sarebbe aumentato rapidamente. In effetti, in molti casi, le crisi precedenti furono accompagnate da periodi di recessione o di depressione.

Nessuna di queste cose accadde successivamente alla crisi dell'ottobre 1987. Il tasso di disoccupazione diminuì più o meno costantemente dopo la crisi. La crescita dell'occupazione continuò ad aumentare, soprattutto nel settore manifatturiero, nonostante le grandi società colpite dalla crisi avessero iniziato a licenziare migliaia di persone. Il deficit della bilancia commerciale continuò a diminuire. Non ci fu, pertanto, nessuna recessione nei successivi due anni, nessuna crisi di liquidità del sistema bancario così come nessuna preoccupazione per la solvibilità del sistema finanziario. In realtà il settore dei beni e servizi non direttamente legati ai mercati azionari, non furono coinvolti dalla crisi.

Più volte i ricercatori si sono chiesti come mai il resto dell'economia fosse rimasto isolato dalla crisi azionaria a differenza delle precedenti crisi. La risposta più frequentemente data riguarda l'intervento dei banchieri centrali, in particolar modo della Fed, che risposero immediatamente alla crisi fornendo credito alle istituzioni finanziarie che lamentavano problemi di liquidità dovuti al rapido capovolgimento dei valori azionari. Negli USA, molte società annunciarono immediatamente programmi di riacquisto delle proprie azioni, mostrando come il crollo delle azioni fosse infondato. Inoltre, molto più importante, i corsi azionari non scivolarono ulteriormente dopo l'ottobre del 1987. Nel 1929, la crisi iniziale fu accompagnata da una lunga sequenza di successivi ribassi azionari poiché le notizie riguardanti la crescita economica tendevano a peggiorare. Nel 1987, le successive notizie economiche furono positive e i mercati cominciarono a riflettere quelle notizie.

 

Mirko Cavallaro

 

Successivo: L'Euforia del 2000 e la bolla di internet

Sommario: Index