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Report finanziario "CLASSIC" 8 Giugno 2006

MERCATI AL BIVIO

Dopo il tentativo di rimbalzo messo in atto nella seconda parte della scorsa settimana, i mercati occidentali sono nuovamente tornati nell'area dei minimi di maggio e si apprestano a testarne nuovamente la validità in chiave di supporto. Se qui la situazione non è rosea, in Asia appare addirittura peggiore, visto che sui mercati di quell'area il ribasso sta assumendo proporzioni ancora più significative che in occidente.

In Giappone sono stati violati i minimi da inizio anno e la rottura di area 15.000 porterebbe il Nikkey verso il successivo approdo di quota 14.000. Al coro dei paesi in fase correttiva si è aggiunta la Cina, che aveva tenuto botta per tutto il mese di maggio, ma ha dovuto capitolare proprio oggi con un calo di oltre il 5%.

Ora possiamo proprio affermare che non c'è più nessuna area al mondo indenne dal contagio ribassista, con buona pace di tutti quelli che hanno profetizzato, nei mesi scorsi, quell'area come la nuova frontiera dei guadagni facili. A ben vedere finora sembra proprio che il mercato che ha perso di meno sia quello americano, che detta la direzione, ma mantiene spesso nervi più saldi delle altre borse in giro per il mondo.

Comunque, relativamente ai mercati occidentali, non è ancora il tempo di vendere la pelle del.. Toro.

Fino a quando i minimi del 24 maggio resisteranno (1245 per SP500, 2135 per il Nasdaq, 35.255 per il future Spmib), la possibilità di rimbalzo e di ritorno ai massimi di quest'anno rimane ben viva.

Ben diversa la situazione se tali livelli dovessero cedere. In tal caso avremmo un obiettivo ribassista individuabile a 1.170 per l'indice SP500 ed a 32.000 punti circa di Future SPMIB.

Si comprende quindi l'importanza strategica delle prossime giornate, per dirimere l'incerta battaglia tra rialzisti e ribassisti.

FOCUS MACROECONOMICO

Le indicazioni pervenute dai dati macroeconomici la settimana scorsa sono state piuttosto bruttine. Tutti i principali dati americani pubblicati (fiducia dei consumatori, ISM, ordini industriali e creazione di posti di lavoro) sono stati inferiori alle previsioni, segnalando un certo rallentamento in corso nell'economia americana. A ciò ha corrisposto una certa positività per i mercati azionari. Il motivo dell'apparente contraddizione sta nel nuovo codice interpretativo che i mercati hanno assunto da qualche tempo, e che ho segnalato da tempo. La principale preoccupazione dei mercati è la continuazione del rialzo dei tassi da parte della Fed, per cui ogni dato che esprima debolezza dell'economia paradossalmente viene interpretato positivamente dai mercati azionari, oltre che, come ovvio, da quelli obbligazionari.

In settimana sono anche stati pubblicati i verbali del precedente FOMC, che hanno confermato la preoccupazione del direttorio della Fedral Reserve per le pressioni inflazionistiche in atto, dando l'impressione che soltanto flessioni considerevoli nel tasso di crescita dell'economia giustificheranno la fine dell'orientamento rialzista sui tassi di interesse USA.

Continueremo pertanto a convivere con la volatilità dei mercati provocata dall'uscita quotidiana dei dati macro, fino a quando non si avranno segnali consolidati sull'evoluzione della congiuntura americana.

Intanto in area Euro la BCE prepara la prossima mossa, che dovrebbe consistere nel terzo rialzo dei tassi, verso 2,75%, e questo dovrebbe avvenire giovedì prossimo.

A parte questo la settimana corrente sul fronte macroeconomico sarà poco impegnativa, e sarà dominata dal dato di venerdì sulla bilancia commerciale, che dvrebbe riprendere a peggiorare. Sempre venerdì Bernanke parlerà al MIT e lancerà nuovi segnali ai mercati.

Pierluigi Gerbino

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