Home > Doc > Report FINANZIARIO "CLASSIC" > 10 Gennaio 2006

Report finanziario "CLASSIC" 10 Gennaio 2006

CHI BEN COMINCIA.

Il 2005 è terminato in gloria ed ai massimi per tutti i mercati azionari principali, che hanno proseguito il movimento rialzista per il terzo anno consecutivo. Il rialzo di fine anno si è così confermato come una delle più sicure ricorrenze statistiche dei mercati azionari. Il rialzo è poi proseguito anche nella prima settimana del 2006 con un secco strappo che ha chiarito l'intenzione delle Borse correre a spron battuto almeno nella prima parte dell'anno entrante.

L'euforia dei mercati azionari si spiega con le motivazioni apportate dai principali guru, che tradizionalmente vengono intervistati a fine anno per delineare gli scenari per l'anno che verrà.

La gran parte di costoro è favorevole ad una prosecuzione del bel tempo sulle borse anche per l'anno nuovo, con un rialzo che dvrebbe essere appena più contenuto di quello del 2005. I motori del rialzo dovrebbero essere molteplici: innanzitutto il fatto che il prezzo del petrolio e di conseguenza l'inflazione, dopo la vampata dell'estate scorsa, dovrebbero stabilizzarsi e consentire alla Federal Reserve di interrompere la manovra di rialzo dei tassi già a partire da febbraio. Se questo avverrà fanno notare che un livello dei tassi ufficiali

del 4,5% (si sconta infatti un ulteriore ritocco finale in gennaio di 0,25%) è sostanzialmente neutrale e compatibile con la continuazione della crescita economica americana. Questa dovrebbe proseguire a ritmo sostenuto ma leggermente meno impetuoso dello scorso anno, consentendo la sua sostenibilità nel tempo. Una tale situazione, che definire rosea appare riduttivo, permetterebbe alle imprese di proseguire nell'espansione degli utili e lascerebbe spazio ad un'ulteriore crescita dei listini senza che i principali multipli di mercato assumano valori troppo tirati.

Questo scenario di moderata inflazione consentirebbe anche in Europa di consolidare la crescita senza la necessità di strozzarla con aumenti nel costo del denaro oltre il 3%. Il testimone della crescita mondiale potrebbe così passare dall'America all'Europa ed al Giappone. Si realizzerebbe infine quella sorta di "atterraggio morbido" dell'economia americana che permetterebbe di attenuare gli attuali squilibri (i deficit gemelli) senza precipitare nella recessione.

Troppo bello per essere vero?

Forse. Però se i grafici vorranno raggiungere quegli obiettivi di lungo periodo che ho ipotizzato nell'ultimo commento del 2005 (SP500 a quota 1500), questo è l'unico scenario che permetterebbe tale risultato.

In ogni caso i mercati sembrano crederci, al punto che negli ultimi giorni hanno mostrato i sintomi dell'euforia dei momenti migliori. Infatti, come avviene in tali situazioni, ogni notizia viene interpretata in senso rialzista.

Ecco qualche esempio. Quando esce un dato che dimostra la forza dell'economia i mercati salgono, secondo logica, poichè pensano agli utili futuri delle imprese. Quando esce un dato che rivela un'attenuazione delle spinte alla crescita, come è successo venerdì scorso con il deludente dato sul mercato del lavoro USA, in questo caso il mercato guarda le implicazioni sulla politica monetaria e sale poiché presume che l'attenuazione del ciclo economico fermi la mano della Fed.

In questi giorni constatiamo il rimbalzo dei prezzi del petrolio? Anziché preoccuparsi delle implicazioni inflazionistiche gli indici salgono trascinati dai titoli energetici. Il dollaro perde terreno nei confronti dell'euro? I mercati brindano al recupero di competitività delle imprese USA.

Isomma, quando si è di buon umore è facile essere ottimisti e dimenticare la forza di gravità. Sono cose che abbiamo già visto, come abbiamo già visto in passato certe scene che mi è capitato di rivedere proprio pochi giorni prima di Natale passando in banca e buttando l'occhio al "borsino", stranamente di nuovo frequentato da qualche avventuroso cliente. Che titolo stavano seguendo? Eurotech, che in quei giorni metteva a segno un rally che ricordava le performances della miglior Tiscali. E si buttavano a capofitto nell'acquisto. Il mio invito alla cautela, accompagnato dalla riflessione sulla pericolosità di un rialzo che in dieci giorni aveva superato 120%, cadde nel vuoto. La risposta fu: scommettiamo che sale ancora di un altro 100%?

Già.

FOCUS MACROECONOMICO

I non molti dati pubblicati durante le festività natalizie hanno sostanzialmente confermato gli scenari che i principali commentatori avevano delineato, rappresentandoci una economia mondiale ancora molto forte ed in particolare quella americana ancora in territorio di robusta crescita. Cominciano comunque ad intravedersi qua e là alcuni segnali di rallentamento che, ben lungi dal far ritenere imminente una svolta recessiva, inducono a pensare che il ciclo americano abbia raggiunto il culmine e stia attuando l'atterraggio verso tassi di crescita maggiormente sostenibili. L'ipotesi che questo atterraggio sia morbido è al momento la più accreditata dagli esperti, dalla Federal Reserve, che dalla pubblicazione delle bozze della sua ultima riunione lascia trasparire la chiara sensazione di essere al capolinea nella politica di rialzo dei tassi, e dai mercati azionari, che hanno messo a segno il tradizionale rialzo di fine anno ritoccando tutti i massimi del 2005.

Un po' meno convinto di tale scenario appare il mercato obbligazionario, che proprio negli ultimi giorni del 2005 ha fatto vedere un fenomeno abbastanza raro ma denso di implicazioni. In USA la curva dei tassi di interesse in relazione alla durata dei prestiti, che normalmente dovrebbe avere una inclinazione positiva, con tassi più alti sulle scadenze più lunghe, si è addirittura invertita. I tassi a breve hanno addirittura superato quelli decennali. In passato tale situazione ha quasi sempre precedeuto una fase di recessione economica.

Novità sono venute anche da altri due mercati che hanno molta influenza sulle variabili macroeconomiche. Sia il cambio Euro-dollaro che il prezzo del petrolio sembrano aver avviato una fase di inversione rialzista, attuando un significativo rimbalzo. A conferma del nervosismo che serpeggia anche l'oro si è riportato nuovamente nei pressi dei massimi di dicembre oltre quota 540 $.

Comincia perciò già a vacillare fin dalle prime battute dell'anno la validità dello scenario accreditato dalla maggior parte degli analisti per l'anno appena iniziato. Tale ipotesi vede un dollaro ancora forte nei confronti dell'euro e un prezzo del petrolio destinato a stabilizzarsi per lo sgonfiamento della speculazione, con conseguente rallentamento delle spinte inflazionistiche.

Pierluigi Gerbino

Successivo: 17/01/2006 Curva pericolosa

Sommario: Indice