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Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia

Il prossimo Bear Market

Sebbene la teoria dei clicli di Kondratieff risalga ai primi anni del 1920, il susseguirsi di fasi di espansione e contrazione nel corso del ‘900 ha evidenziato una certa ripetitività, che non può non essere tenuta da conto. Per quanto riguarda i mercati azionari, la prospettiva che sembra prendere corpo sulla base delle indagini precedenti è quella di un trend ribassista, in grado di orientare i prossimi 10-15 anni.

Il trend bullish di mercato, iniziato nel 1982 e che con la bolla della new economy si è spinto fino al 2000, ha costituito il genere di euforia finanziaria che Kondratieff inserisce nella terza fase del ciclo. Come si vede anche dalla tabella 2, questa fase è stata storicamente seguita da una contrazione durata in media 15 anni. Per avere un’idea di come si traducono queste fasi in termini di rendimento azionario sono state evidenziate nella figura 10 i trend rialzisti e ribassisti nel mercato degli Stati Uniti, tenendo conto dei dividendi, per il periodo analizzato finora.

Figura 9. Trend rialzisti e ribassisti per 200 anni di mercato.

Anche da questa figura si evince come con ogni probabilità il trend di mercato che seguirà il crollo di marzo 2000, sarà ribassista ed avrà una durata compatibile con quella degli ultimi bear market. Alexander (2000) propone l’utilizzo di un semplice ratio, il Price/Business Resources (P/R) per rilevare la presenza di un trend rialzista o ribassista. Al contrario del grafico di un indice, che tende comunque a salire senza evidenziare nettamente i diversi trend, il P/R, come pure il P/E si esprime in un numero in grado di oscillare in genere tra lo 0.25 e l’ 1.5, dove un valore basso indica un trend bearish ed un valore alto indica un trend Bullish.

La differenza tra questi ultimi due ratios sta nel fatto che invece di rapportare il prezzo con l’utile (di cui una parte è distribuita arbitrariamente come dividendo), il P/R rapporta il prezzo agli utili trattenuti, e si costruisce sommando i retained earnings di ogni anno (calcolati sull’intero indice di riferimento) al valore cumulato dall’indice negli anni passati, dove il primo valore costituisce il reale valore dell’indice nel primo anno[21].

Tale indice, rispetto al P/E, fornisce un andamento piu aderende a quello costruito rapportando i prezzi al reale valore di mercato ottenuto scontando i dati successivi (Price/True Value), il quale però ha lo svantaggio di essere stimabile solo fino a trent’anni prima del periodo corrente, essendo questo il periodo necessario ad osservare i dati da attualizzare in un modello di flussi attualizzati. Un’interessante applicazione di questo indice è quella riguardante l’osservazione dei periodi immediatamente successivi ai picchi del mercato nel corso del passato, onde trarne una stima utile a valutare il possibile scenario che si prospetta per i mercati dopo il recente crack della New Economy.

Figura 10. Trend ventennali successivi ai picchi di mercato.

Nella figura 10 sono rappresentati gli andamenti dell’indice P/R relativamente a periodi di venti anni, dopo i picchi di mercato del 1881, 1901, 1929, 1961 e 1999. Le condizioni del mercato attuale, sotto il profilo della volatilità, e del coinvolgimento sociale e psicologico degli operatori (di cui si parlerà espressamente nei prossimi capitoli) suggeriscono di fare particolarmente attenzione al trend successivo al crollo del ’29 (linea rossa). Come si vede in ciascuno di questi trend, l’orientamento è al ribasso anche se con oscillazioni diverse.

Un’ultima osservazione riguarda non l’economia, quanto la politica: è molto interessante, nonché un poco inquietante, osservare che per tre dei quattro periodi precedenti quello attuale, c’è stata una guerra 10-15 anni dopo il picco di mercato. Dopo il boom del 1901 ci fu la prima guerra mondiale, dopo il ’29 c’è stata la seconda, e dopo il 1961 c’è stato il Vietnam. Pur non essendo questa la sede per una dissertazione di natura politica, si vuole però ricordare che dopo i tragici eventi dell’ 11 settembre 2001, la situazione diplomatica mondiale si è aggravata, sommando altra tensione a quella accumulata già precedentemente sul fronte israelo-palestinese, e su quello tra India e Pakistan.

Di nuovo, è importante prendere in considerazione il periodo seguente il 1929, ed il fatto che allora come oggi ci si trovava sulla seconda, pericolosa cresta dell’onda di Kondratieff. Nella depressione che segue questa fase, lo stesso economista russo parlava della suscettibilità al verificarsi di un conflitto militare importante, di quelli in grado di “ridisegnare la mappe geopolitiche e sociali o una guerra di confine”. Con drammatica puntualità, dopo qualche anno di depressione a seguito del crollo del ventinove, scoppiò la seconda guerra mondiale…


21 Alexander, M. 2000

Marco Primavera

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