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Report finanziario "CLASSIC" 15 Febbraio 2005

PRIMA. O POI

C'è un detto piemontese che, tradotto in italiano, recita più o meno così: "Nessuna notizia è una buona notizia". Sembra proprio questa la massima che i mercati stanno seguendo. La scorsa settimana e l'inizio di questa si sono caratterizzati per la scarsità di dati macroeconomici e societari. In assenza di "disturbi" i mercati ne hanno approfittato per salire.

Tale comportamento rivela chiaramente la buona intonazione che le borse continuano ad avere, nonostante il prolungato rialzo che dura ormai da quasi due anni. Avanti di questo passo è probabile che vengano raggiunti entro la primavera gli obiettivi rialzisti dell'intero movimento, che ho da tempo indicato per SP500 in area 1250-1280, mentre per il nostro Mibtel si posizionano intorno ai 26.000 punti.

Eppure i pochi dati comunicati ai mercati hanno evidenziato la presenza ingombrante dei deficit gemelli americani sul futuro dell'economia mondiale. Ricordo ai lettori distratti le dimensioni dello squilibrio finanziario americano. Il deficit federale dell'amministrazione Bush supera il 4,5% del PIL, ben oltre il limite (3%) che nell'Unione Europea discrimina tra i paesi virtuosi e quelli viziosi. Il deficit commerciale, dopo l'uscita del dato di dicembre, si è attestato al di sopra del 6% del PIL. Tutto ciò in un contesto di risparmio interno assai scarso: le famiglie americane risparmiano lo 0,8% del PIL.

Ho già ricordato più volte in passato da dove arrivano i finanziamenti per coprire i buchi: sono soprattutto i paesi asiatici, Giappone e Cina in testa, ma anche gli europei a consentire agli americani di vivere al di sopra delle loro possibilità.

Greenspan ha recentemente dichiarato di non essere molto preoccupato di tale situazione. La debolezza del dollaro e la permanente attrattività degli investimenti negli Usa sembra tale da garantire che nel medio-lungo periodo gli squilibri verrannno superati, soprattutto se Bush riuscirà a farsi ricordare anche per aver risanato il deficit di bilancio nella parte finale del suo mandato.

Questa settimana con il doppio intervento al Parlamento USA avremo la possibilità di verificare se la pensa ancora così oppure se intenderà rettificare i suoi convincimenti.

Quel che invece si sa già è che non tutti i membri del FOMC della Federal Reserve la pensano come lui, come la pensano diversamente anche quasi tutti i governatori delle altre principali banche centrali.

Costoro temono invece che prima o poi i finanziatori degli USA possano cambiare idea, permettendo una crisi finanziaria che manderebbe alle stelle i tassi di interesse americani.

Ecco perché ogni mese viene osservato con apprensione il dato sui flussi netti di capitale negli Stati Uniti.

E' presumibile, d'altra parte, che quando i cinesi decideranno finalmente di rivalutare la propria moneta, dando ascolto alle richieste americane che premono in tal senso per restituire un po' di competitività alle imprese USA, lo faranno mettendo sul mercato grosse quantità di T-Bond americani. Questo costituirà una ulteriore spinta al rialzo dei tassi.

Tutte queste cose si sanno, si temono e forse si attendono.

Ma i mercati azionari continuano a salire come se nulla fosse. E' un copione già visto. Chi frequenta i mercati da più tempo ricorderà che la prima volta che Greenspan parlò di "esuberanza irrazionale" dei mercati azionari, mettendo sull'avviso della pericolosità di un'eccessiva crescita delle quotazioni era il lontano 1996 e l'indice Dow Jones quotava meno di 6000 punti. Per vedere il crollo dei mercati si dovette attendere ancora 4 anni e greenspan venne dileggiato a lungo per quell'avvertimento prematuro.

Gli squilibri possono durare per molto tempo prima che i nodi vengano al pettine ed in genere questo succede quando nessuno più se lo aspetta. Ecco perché il prima potrebbe lasciare molto spazio al poi.

FOCUS MACROECONOMICO

La settimana passata, povera di comunicazioni macroeconomiche e caratterizzata soltanto dal dato sulla bilancia commerciale, non ha fornito indicazioni ai mercati che hanno così potuto continuare a salire indisturbati. Peraltro il deficit commerciale è stato abbastanza in linea con le previsioni degli esperti ed in leggero calo rispetto al precedente deficit record.

A dare qualche flebile emozione ci hanno pensato le comunicazioni societarie, con la deludente trimestrale di Cisco e le apprezzate dimissioni del Ceo di HP Carly Fiorina.

Niente comunque di particolarmente significativo.

La terza settimana di Febbraio fornirà invece parecchi spunti di riflessione per la diffusione quasi ogni giorno di notizie significative dall'America. Vendite al dettaglio (martedì), produzione industriale (mercoledì), Superindice e indice Fed Filadelfia (giovedì), prezzi alla produzione e Fiducia Consumatori (venerdì) sono quelli più significativi.

Tuttavia penso che l'attenzione dei mercati sarà calamitata dalla doppia audizione di Greenspan mercoledì e giovedì di fronte ai due rami del Parlamento americano. Questo appuntamento, che ricorre due volte nel corso dell'anno, è sempre molto seguito dai mercati, poiché Greenspan non si limita ad esporre il suo punto di vista sull'andamento dell'economia USA e la sua Politica Monetaria, ma deve rispondere alle domande dei parlamentari, che spesso sono piuttosto inbarazzanti. In passato poi è capitato più di una volta che Greenspan cogliesse l'occasione per lanciare segnali al mercato e che nel secondo intervento smussasse o correggesse i toni del primo, causando una certa volatilità sui mercati. Aspettiamoci quindi qualche sorpresa, poiché quest'anno non mancano gli argomenti spinosi, come il futuro del dollaro e l'intensità dellla manovra di rialzo dei tassi.

Pierluigi Gerbino

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