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Investire in Fondi

Le categorie di fondi disponibili sul mercato

I fondi sono generalmente classificati in categorie. Ce ne accorgiamo leggendo i principali quotidiani che riportano l'andamento della quota raggruppandoli per " categorie ". L'investitore può così conoscere, oltre al valore della quota del fondo in cui intende investire, anche quello degli altri fondi appartenenti alla medesima categoria.

La classificazione adottata in Italia è stata elaborata da ASSOGESTIONI, l'associazione di categoria delle società di gestione del risparmio. Si propone di raggruppare i fondi che presentano caratteristiche omogenee. Più precisamente, le categorie sono stilate in base ai titoli oggetto di investimento (azioni e/o obbligazioni) ed ai relativi mercati di riferimento. Vediamo le caratteristiche delle principali categorie.

I fondi azionari investono prevalentemente in azioni e, generalmente, si caratterizzano per un alto grado di rischio, che aumenta, a causa della minore diversificazione, con il crescere del livello di specializzazione. La specializzazione può essere connessa sia all' ambito geografico dei mercati, per cui si passa dagli azionari "globali" a quelli specializzati in determinati mercati (azionario Asia, America, Europa, ecc.), sia al particolare settore in cui operano gli emittenti (nuove tecnologie, farmaceutici, ambiente, ecc.).

I fondi obbligazionari investono principalmente in titoli di Stato ed in obbligazioni e si caratterizzano per un grado di rischio generalmente minore dei fondi azionari. Sono raggruppati in base alla valuta di denominazione dei titoli in portafoglio e alla loro durata media finanziaria , ossia (semplificando) il tempo mancante alla loro scadenza.

I fondi bilanciati investono sia in azioni che in obbligazioni. Si distinguono in bilanciati obbligazionari, bilanciati bilanciati e bilanciati azionari, dal livello di rischio crescente in base alla percentuale di azioni ed obbligazioni presenti in portafoglio.

I fondi liquidità investono in strumenti del mercato monetario a breve termine , con una durata media finanziaria non superiore a sei mesi. Anche questi fondi sono ulteriormente raggruppati in base alla valuta di denominazione.

Infine i fondi flessibili , la cui politica di investimento può continuamente variare in relazione all'andamento dei mercati finanziari. Essi non definiscono il mercato e/o il settore in cui investono, ma cercano di cogliere le migliori opportunità.

Per i fondi flessibili , pertanto, non è possibile individuare un parametro di riferimento (cosiddetto benchmark) rappresentativo del profilo di rischiorendimento del mercato oggetto di investimento.

L'investitore in fondi flessibili conferisce alla società di gestione una delega molto ampia: ai rischi del mercato in cui il gestore deciderà di investire si somma l'impossibilità di conoscere questi rischi al momento della sottoscrizione. Per queste ragioni, sono adatti a chi ha già un portafoglio adeguatamente diversificato .

La classificazione Assogestioni è sicuramente un utile strumento per approcciarsi all'universo dei fondi. Appare però non esaustiva nel consentire agli investitori di comprendere più nel dettaglio le differenze funzionali e qualitative dei prodotti.

A tal fine il prospetto informativo contiene tutte le informazioni necessarie per individuare le caratteristiche distintive di ciascun prodotto:

a) finalità del fondo in relazione ai destinatari;

B) orizzonte temporale di investimento consigliato all'investitore;

c) grado di rischio connesso all'investimento nel fondo (da basso a molto alto);

d) sintesi degli obiettivi di investimento , con particolare riguardo a:

d.1) principali tipologie di strumenti finanziari;

d.2)aree geografiche/mercati di riferimento;

d.3)categorie d i emittenti e/o settori industriali;

d.4)specifici fattori di rischio (rilevanza degli investimenti in titoli emessi da società a bassa capitalizzazione; durata media finanziaria e merito creditizio minimo della componente obbligazionaria del portafoglio, se rilevante; evidenza degli investimenti in strumenti finanziari di emittenti dei cosiddetti Paesi Emergenti);

e) breve descrizione dello stile gestionale adottato dal gestore (indicazione della relazione esistente tra parametro di riferimento - benchmark - prescelto ed obiettivi del fondo; specificazione degli eventuali elementi caratterizzanti il processo di selezione degli strumenti finanziari in portafoglio).

Per ciascun fondo, infatti, viene anche indicato nel prospetto informativo un parametro oggettivo di riferimento (c.d. benchmark ).

Il benchmark costituisce un portafoglio virtuale di attività finanziarie che deve essere:
- rappresentativo per il gestore del rischio tipico dei mercati oggetto di investimento e, quindi, delle attività finanziarie contemplate dal mandato gestorio;
- replicabile, ossia le attività che lo compongono devono potere essere facilmente acquistate e vendute; 
- accettato   dal  gestore  come strategia neutrale cui parametrare le effettive scelte di investimento;
- coerente con il profilo di rischio del fondo.
Non possono essere considerati parametri oggettivi di riferimento, per esempio: il tasso monetario interbancario; il tasso di inflazione; la media di rendimento dei fondi appartenenti ad una data categoria. Questi indicatori, infatti, non rappresentano portafogli di attività finanziarie replicabili.

Esso rappresenta uno strumento segnaletico delle caratteristiche di rischio del prodotto, tale da consentire una consapevole scelta d'investimento. Consente inoltre una adeguata valutazione successiva dell'attività del gestore del fondo stesso.

Va evidenziato che il benchmark si limita a riflettere il profilo di rischio-rendimento della gestione già delineato dagli altri elementi indicati nel prospetto. E' lo stile gestionale (strategia passiva o strategia attiva) a delineare l'ampiezza del profilo di rischio del portafoglio oggetto di gestione, rispetto al livello di rischio di mercato considerato neutrale rappresentato dal portafoglio-benchmark.

Così nel caso di strategia passiva , l'intermediario si limita a replicare la composizione del benchmark che, pertanto, definisce esso stesso, sinteticamente, il livello di rischio-rendimento del fondo.

Nel caso di strategia attiva , il benchmark non ha questo effetto stringente sull'operatività del gestore, costituendo tuttavia lo strumento primario per la valutazione della sua abilità.

Nella comunicazione con gli investitori, occorre quindi sottolineare il fatto che una strategia di gestione attiva tende potenzialmente a dilatare l'ambito di discrezionalità del gestore e pertanto l'ampiezza del sentiero di rischio di mercato assunto. Ciò giustifica, anche per i fondi "attivi", l'imposizione dell'obbligo di rappresentare le performance del portafoglio gestito in confronto all'andamento del relativo benchmark

Commissione Nazionale Per Le Società e La Borsa

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