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Analisi delle strategie di investimento attraverso il "sentiment" dei mercati finanziari

Gli studi di daniel kahneman

Daniel Kahneman (Tel Aviv, 1934) rappresenta oggi la personalità scientifica di maggior rilievo nella vasta recente ripresa di studi all'intersezione tra discipline economiche e psicologiche. Psicologo per formazione (la sua prima laurea nel 1954 è in Psicologia e Matematica alla Hebrew University di Gerusalemme), la esperienza di insegnamento e di ricerca di Kahneman (ormai da diversi anni nell'Università di Princeton) interessa vasti settori della psicologia, dal cognitivismo alle neuroscienze. Lo straordinario rilievo che gli sviluppi dei suoi studi hanno nel tempo acquisito nelle applicazioni economiche gli ha guadagnato la attribuzione del premio Nobel per l'Economia nel 2002 per i risultati ottenuti nel realizzare la integrazione di conquiste della ricerca psicologica entro la Scienza economica, con speciale riferimento alla formazione del giudizio e ai processi decisionali in condizioni di incertezza.

La nascita del campo disciplinare della economia cognitiva, oggi in pieno sviluppo, non sarebbe certamente pensabile senza i suoi studi. Il suo obiettivo era quello di esplorare il mondo che “sta dietro” alle scelte e alle decisioni di un individuo, ossia il mondo delle preferenze. La nuova disciplina cognitivista che ne scaturisce può essere intesa come analisi alternativa alle teorie economiche fino ad allora conosciute. Il rapporto tra economia e psicologia ha radici antiche e ha conosciuto storicamente complesse dinamiche. Ottocento e Novecento arricchiscono la vicenda di appassionanti e complesse interazioni tra psicologia ed economia: Heinrich Gossen, Stanley Jevons, Carl Menger, Maffeo Pantaleoni, Friedrich Hayek ne forniscono, dal lato dell'economia, esempi di sicuro rilievo sino a giungere ai nuovi paradossi di Maurice Allais negli anni Cinquanta nel Novecento. Nonostante questi sviluppi, tuttavia, occorre rilevare che in Economia ha finito col prevalere una impostazione separatista/autonomista rispetto ai rapporti con la psicologia.

Con gli studi di Kahneman, il rapporto tra economia e psicologia torna ad essere al centro dell'attenzione; dalle sue ricerche è potuta emergere la effettiva possibilità di intendere compiutamente perché e soprattutto come la razionalità sia limitata e quali meccanismi psichici producano le effettive credenze e preferenze degli agenti. I suoi studi forniscono un vasto assortimento di casi rilevanti nei quali la teoria economica prevalente ha dato cattiva prova nello spiegare il comportamento umano, così da avallare spesso argomentazioni fuorvianti. Tutta un'ampia serie di applicazioni comportamentali alla finanza, testimonia la fecondità di una nuova impostazione dell'analisi economica affiancata ad un maggiore realismo psicologico. Nel nostro paese al pari del resto d'Europa questi studi sono largamente divenuti oggetto di riflessione e di ricerca con forte intensificazione proprio negli anni più recenti. Lo sviluppo del lavoro scientifico di Daniel Kahneman si può schematizzare in due fasi distinte se pur strettamente connesse.


Una prima fase ruota attorno a un “programma di ricerca” che conduce e approda alla teoria del framing delle decisioni ossia della loro “contestualizzazione” (il termine framing si riferisce ad un processo inevitabile di influenza selettiva sulla percezione dei significati che un individuo attribuisce a ciò con cui interagisce), teoria che a sua volta si compone o presuppone numerosi elementi. In un lavoro che risale al 1986 Amos con Tversky :“Rational Choice and The Framing of Decisions”, gli autori argomentano che “descrizioni alternative di un problema decisionale danno spesso origine a preferenze diverse, contrariamente a quanto richiede il principio di invarianza sul quale si fonda la teoria della scelta razionale”. Vi sono in effetti regole ben individuabili sperimentalmente che governano le conseguenze del framing delle decisioni. Ne segue che due diverse modalità o due diversi contesti, pur logicamente equivalenti, di porre un problema, conducono i decisori a scelte diverse. In particolare, poiché gli individui mostrano sperimentalmente più spiccata sensibilità per le perdite che pei guadagni (un principio che verrà poi denominato di loss avversion da Kahneman e Tversky) un framing che pone l'accento sulle perdite derivanti da un'opzione rende quell'opzione meno attraente.

La prima parte tratta dunque , come si può intuire, di specificazioni della razionalità limitata, specificazioni appunto che non fanno altro se non riflettere routines mentali, ossia i pregiudizi insiti nel funzionamento della mente; si tratta, in altre parole, di una teoria della formazione delle preferenze. Il passaggio da ricchezza a variazioni di ricchezza è usato come veicolo di utilità, vi è inoltre un'avversione alle perdite, ossia che la reazione alle perdite è sistematicamente più forte della reazione a corrispondenti guadagni. Questa impostazione scaturisce da una analisi della percezione e del giudizio che mette in evidenza come, per natura, l'apparato percettivo umano sia sintonizzato su variazioni piuttosto che su grandezze assolute.


Queste caratteristiche (relazionalità ed enfasi sulle variazioni) conducono a cogliere gli elementi di quella che qui individuiamo come la seconda fase del pensiero di Daniel Kahneman, ricollegabile con gli sviluppi in tema di economia e felicità. In questa parte si è dato crescente rilievo alla misura del benessere e della felicità. Lo studio del rapporto tra economia e felicità si basa sulla vistosa distorsione che affligge le economie contemporanee e che consiste in un eccesso di risorse destinate a fenomeni di comfort (che si accompagnano a un atteggiamento passivo nel consumatore) a scapito di una più adeguata destinazione di risorse a fonti di stimolo e di felicità. Trattasi di fenomeni macroscopici benché tuttora assolutamente invisibili agli strumenti misurativi correnti adottati dalla macroeconomia. Kahneman è convinto che uno studio più attento delle emozioni, degli affetti, delle sensazioni e in generale delle esperienze edoniche, sia oggi indispensabile per fornire una base più seria e costruttiva a considerazioni di ordine benesseristico e felicifico. Solo in questo modo si potranno superare le insufficienze mostrate dagli strumenti e dalle misurazioni a disposizione della teoria economica.

Emerge l'insufficienza delle misure macroeconomiche fondate sulla stima del reddito o prodotto interno lordo di un sistema economico. Le ricerche hanno soprattutto lo scopo pratico di fornire un indicatore alternativo rispetto al reddito, un “indice del benessere nazionale”, che possa sostituire il reddito come indicatore standard di benessere. Gli sviluppi più recenti in tema di economia e felicità hanno messo in evidenza la importanza di distinguere tra l'uso dei beni e il coinvolgimento nelle relazioni umane. Tali studi hanno dimostrato che un investitore prende delle decisioni, valutando anche il suo benessere e quindi la sua felicità; alcuni esempi: un uomo entra sul mercato in una posizione, dopo poco ha già guadagnato più del doppio, una somma magari insperata fino a qualche tempo prima, tuttavia preso dall'entusiasmo non vende perché vuole guadagnare abbastanza per potersi comprare una casa ed essere felice.

Viceversa lo stesso uomo perde una grossa somma di denaro e il mercato non accenna a risalire, la sua reazione sarà quella di aspettare ad uscire per recuperare le perdite, se uscisse ora la somma persa andrebbe a “intaccare” il suo benessere e i suoi confort. Le prospettive aperte dalle analisi di Kahneman offrono l'occasione per rinnovare approfondire le teorie economiche classiche. L'interazione tra psicologia ed economia getta oggi nuova luce sull'importanza e sui limiti del ragionamento economico e consente di comprenderne nuove potenzialità ed applicazioni. Non si tratta di uno studio che da totale informazione sulle decisioni da prendere nel mercato, ma bensì di un analisi complementare che può essere affiancata ai mezzi tecnici già in nostro possesso per costruire una migliore strategia di trading.

Mirko Cavallaro

 

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