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Analisi delle strategie di investimento attraverso il "sentiment" dei mercati finanziari

L'Euforia del 2000 e la bolla di internet

Un altro caso interessante si colloca verso la fine degli anni '90 e l'inizio del 2000, periodo in cui si stavano diffondendo nuove tecnologie: internet prendeva sempre più piede e molte società si specializzarono con sistemi informatici. La New Economy, ossia il commercio elettronico, vendere in rete prodotti e servizi, gestire un'impresa virtuale, rappresentava una ricchissima fonte di opportunità; si stava diffondendo una situazione di euforia finanziaria dettata da tutte queste nuove tecnologie che arricchivano il mercato. Tutto ciò alimentò le speranze e le aspettative degli investitori: la mania di Internet e della New Economy erano enfatizzate anche dai giornali.

 

 

Tra il 1995 e il 2000, i titoli azionari legati al nuovo settore internet, ebbero uno spettacolare e rapido rialzo in tutto il Mondo. La bolla scoppio nel 2000 facendo scendere le quotazioni lentamente ma in modo inesorabile; molti investitori si rovinarono continuando ad acquistare mentre i prezzi scendevano, incapaci di capire perché il mercato puniva delle società tanto promettenti.


Per comprendere a fondo questo periodo, bisogna considerare che furono stravolte tutte le regole classiche di valutazione delle società. Non vennero infatti più considerati gli utili dall'azienda, i beni materiali posseduti, la sua liquidità o il suo livello di indebitamento; ma il valore veniva stabilito considerando le potenzialità offerte dalla sua presenza o dalla sua attività su internet, un territorio vergine da colonizzare al pari delle colonie dei mari del sud. Vennero create società con i business più disparati, ma bastava nominare il suffisso dei domini web “.com” per attirare gli investitori che compravano a piene mani confidando in un rapido incremento dei prezzi, che effettivamente c'erano almeno all'inizio. Ma in realtà gli utili non esistevano, esistevano solo i buoni propositi per il futuro, le società non guadagnavano quasi nulla, ma confidavano sul fatto che internet sarebbe stato “il mondo nuovo” che avrebbe reso grossi profitti, ampliando la possibilità di commercio.

La “nuova economia” aveva stravolto ogni criterio di valutazione aziendale fino ad allora conosciuto. Anche in questa caso la massa si stava muovendo nella stessa direzione, l'euforia era data dall'innovazione tecnologica e dall'arrivo di un momento nuovo, con i mass media che enfatizzavano questa situazione. Uno dei problemi che si presentò fu il numero enorme di società create, che aveva lo stesso obbiettivo, ossia quello di monopolizzare il proprio settore. Ma non ci potevano essere più vincitori per ogni settore, perciò la maggior parte delle compagnie era destinata al fallimento e all'assorbimento da parte del “leader” (attualmente ci troviamo in un'economia basata sulle “multinazionali”). Così sin dai primi mesi del 2000 molte società saltarono, rilevate da altre aziende. Queste notizie fecero scalpore, l'acquisizione divenne un simbolo di sfida della “nuovo economia” alla “vecchia economia”. L'esplosione della bolla fu dovuta anche ai risultati dei rapporti annuali e trimestrali pubblicati nel marzo 2000, visti gli scarsi risultati presentati al mercato, questo fu il primo inequivocabile segnale che l'affare internet non era poi così grande, e gli investitori più accorti se ne stavano rendendo conto. Nonostante questi presupposti, alcuni imprenditori fecero enormi fortune vendendo le loro società durante la bolla speculativa; alcuni collocamenti, in piena fase di boom, resero possibile la vendita a prezzi esorbitanti.


La bolla scoppiò il 10 marzo 2000, quando l'indice Nasdaq fece il suo massimo intraday a 5132,52 per poi chiudere a 5048,62, un valore più che doppio rispetto all'anno precedente. Le vendite massicce iniziarono lunedì 13 marzo, provocando una reazione a catena di vendite alimentata da investitori, fondi, ed istituzioni che liquidarono le posizioni. In soli 3 giorni il Nasdaq perse quasi il 9% precipitando da 5050 a 4580. Il calo non fu tuttavia improvviso e precipitoso come nel 1987, ma fu graduale e si prolungo per i 2 anni successivi. Nel corso del 2001 lo sgonfiamento stava procedendo a piena velocità, molte aziende cessarono di esistere dopo aver bruciato tutto il loro capitale, spesso senza aver nemmeno avuto il minimo profitto, semplicemente avevano finito i soldi.

 

Il grafico mostra il percorso del Nasdaq dagli inizi degli anni '90, dove le aspettative legate alla “new economy” facevano lievitare le quotazioni del titolo, per raggiungere il massimo nel marzo del 2000, da dove inizierà un calo graduale fino al 2002. Nei primi anni del 2000 si risentiva in borsa di questa crisi che aveva interessato la situazione mondiale, furono anni duri per gli investitori.

 

Mirko Cavallaro

 

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