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La realtà inventata...non dalla psicologia ma dalla. fisica!

Conclusioni

Da quando fu introdotta l'ipotesi della causazione formativa, sono stati compiuti parecchi esperimenti per dimostrare la sua validità. Essi sono estremamente semplici e diretti, e in netto contrasto con il complesso apparato di laboratorio che di solito caratterizza il moderno approccio scientifico alla ricerca biologica. Gli studi hanno esaminato le velocità di mutazione nei moscerini della frutta, nonché il riconoscimento di modelli di comportamento e i tassi di apprendimento in esseri umani durante vari compiti. Premi internazionali sono stati messi in palio per l'ideazione di esperimenti in grado di provare o confutare l'ipotesi. Finora i risultati non sono univoci. La maggior parte dei dati sono compatibili con la teoria ma alcuni non lo sono. Sheldrake, come molti altri scienziati che hanno analizzato scrupolosamente questa ipotesi, pensa che essa possa essere ancora controllata, così da poter reggere o dimostrarsi non valida sulla base di dati sperimentali.

La presenza dei campi morfici dà modo a tutti i pensieri di essere collegati fra loro attraverso lo spazio e il tempo. Ciò è un quadro della mente non localizzata e transpersonale e un modo per le menti individuali di comunicare.

Il fatto non è passato inosservato ai detrattori dell'ipotesi della causazione formativa. Alcune delle prime obiezioni, in effetti, furono che dava credito a parapsicologi e credenti nella telepatia, nell'ESP (percezione extrasensoriale) e nei fenomeni paranormali in generale. Sheldrake ammette che possa esserci un rapporto fra risonanza morfica e telepatia e che, in effetti, le differenze fra le due cose «possano essere semplicemente una faccenda di semantica.

Noi non sappiamo che cosa sia la telepatia e la risonanza morfica potrebbe essere un fenomeno molto più generale di cui la telepatia è un caso speciale, che implica connessioni fra particolari individui. Con forme di cristalli e di piante di solito non ci si riferisce alla telepatia. Quindi può darsi che stiamo parlando della stessa cosa in modi diversi».

Esperimenti con animali sembrano indicare che la telepatia o risonanza morfica (riconoscendo per ora la difficoltà di distinguere fra le due cose) avviene non solo fra esseri umani ma anche fra esseri umani e animali, o tra gli stessi animali come dimostra questo specifico esperimento del quale nessun ricercatore parla volentieri. La prima volta se ne parlò negli anni Settanta quando i parapsicologi sovietici cercarono di dimostrare sperimentalmente la trasmissione del pensiero. Essi presero una nidiata di conigli neonati e l'allontanarono dalla madre: poi uccisero i piccoli a tempi prestabiliti e registrati. La madre era collegata ad un elettroencefalografo con il quale venivano monitorati i suoi stati cerebrali. I rapporti ufficiali dichiararono che la madre presentava forti risposte elettriche nel preciso momento in cui ciascuno dei piccoli veniva ucciso. Successivamente questo esperimento è stato spesso ripetuto con gli stessi esiti in molti laboratori occidentali.

Gli aneddoti su «animali smarriti» raccontati, dove alcuni animali riescono a trovare la strada per tornare a casa o in luoghi dove non sono mai stati, attraverso enormi distanze inspiegabili sulle basi d'indicazioni sensoriali note, potrebbero spiegarsi come casi di telepatia fra essere umano e animale. Il padrone dell'animale domestico, che conosce la via per tornare a casa, potrebbe «inviare» l'informazione al suo protetto (nel linguaggio della telepatia); eppure i suoi pensieri potrebbero stabilire un campo morfogeno che rende possibile nella mente dell'animale (nel linguaggio della risonanza morfica) la conoscenza della via del ritorno. In certi casi l'informazione circa il modo di far ritorno a casa potrebbe arrivare a destinazione.

L'esperimento della Oak School dello psicologo Robert Rosenthal di Harvard, precedentemente descritto , potrebbe essere interpretato allo stesso modo. Le insegnanti si aspettavano che i loro studenti «superiori» conseguissero un profitto eccellente ed essi si mostrarono all'altezza di queste aspettative, forse perché esse influenzarono il comportamento degli studenti, spingendolo in quella particolare direzione. Può darsi che sia stato lo stesso processo a determinare i risultati dei primi esperimenti di Rosenthal con i topi, esperimenti programmati in modo analogo. Lo stesso vale per lo studio di Cordaro e Ison con i vermi, che come gli studenti e i topi si e comportarono secondo le aspettative degli sperimentatori.

Questi studi lasciano intravedere la possibilità non solo della comunicazione fra esseri umani ma anche di quella fra essere umano e animale; sembra tuttavia impossibile decidere se la miglior spiegazione sia la risonanza morfica o la telepatia. In ciascuno dei casi la mente sembra comportarsi in modo non localizzato.

Molti altri studi con animali sembrano mostrare che essi esercitano connessioni mentali non localizzate. Alcuni scienziati hanno mostrato che i delfini di una data zona possono sviluppare improvvisamente un particolare modello di comportamento dopo che delfini in una località remota l'hanno già adottato. In un esperimento, il ricercatore Wayne Doak descrive una straordinaria esperienza che ha a che fare con un sogno. Nel sogno gli fu detto, mentre lavorava con i delfini, di eseguire una certa importante attività e ripetere una parola che in lingua maori significa «il suono che il delfino fa con il suo sfiatatoio»; sempre secondo il sogno i delfini avrebbero poi adottato un modello di comportamento molto specifico. La prima volta che Doak tornò a nuotare con i delfini, fece come il sogno gli aveva suggerito: e i delfini si comportarono esattamente come predetto! Egli rimase sbalordito non solo da questo evento ma anche dal fatto che un amico che lavorava con i delfini a circa cinquemila chilometri di distanza riferì il giorno dopo la stessa esperienza con la stessa parola e lo stesso comportamento da parte dei suoi delfini.

Forse quello che è importante non è decidere se la miglior spiegazione di queste interazioni sia la telepatia o la risonanza morfica, ma riconoscerle non solo da alcuni tra i più eminenti fisici mondiali, ma da tutta la comunità scientifica come eventi legittimi che è necessario spiegare. Né la telepatia né i campi morfici sono stati spiegati, anche se oggi la scienza, in particolare la fisica subatomica, pullula di teorie di campi invisibili. Se si giunge a dimostrare che anche le nostre menti sono analoghe a dei campi, non limitabili a punti e luoghi nel tempo nello spazio, e che esse esistono oltre i cervelli e i corpi, allora l'ipotesi di Sheldrake dei campi morfogeni può rivelarsi un enorme passo in avanti nella nostra comprensione della realtà.

Stefano Calamita

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