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Report finanziario "CLASSIC" 27 Marzo 2007

BERNANKE-GREENSPAN  1-1

L’EUFORIA E’ DURA A MORIRE
Venti giorni fa, a guardare i mercati scendere a rotta di collo si aveva l’impressione che il grande rialzo dei mercati fosse finito, anche se non si intravedevano motivazioni in grado di giustificare una definitiva inversione di tendenza.
Motivi per giustificare una correzione ce n’erano a sufficienza, dalle parole di Greenspan sulla possibilità di recessione, alla correzione sui mercati emergenti, per non citare la volatilità scesa ai minimi e il ruolo dei fondi che agiscono spesso all’unisono.
Dopo il primo tentativo di rimbalzo i mercati azionari hanno poi effettuato a metà mese una seconda gamba ribassista sui timori di crisi finanziaria proveniente dalle società americane che erogano mutui alla clientela meno affidabile.

Ma anche questo ribasso si è scontrato con la voglia di salire dei mercati e, come già capitò a maggio dello scorso anno, la correzione è stata interpretata dai più come occasione di ulteriori acquisti a prezzi minori.
Quando poi nella serata di mercoledì scorso la Federal Reserve ha pubblicato il comunicato che motivava la decisione di lasciare immutati i tassi con una ulteriore manifestazione di fiducia sull’economia americana, nulla è più riuscito a trattenere gli investitori USA dal lanciarsi a capofitto in un rally che in pochi minuti ha fatto guadagnare al solitamente tranquillo indice SP500 quasi il 2%.
In realtà, come non c’erano motivi traumatici in grado di scatenare l’inversione definitiva del ciclo rialzista, nemmeno ora ci sono motivi reali di grande gioia. Anzi, dalle quotidiane indicazioni macroeconomiche esce un mese di febbraio piuttosto deludente, che conferma l’indebolimento della crescita americana e dovrebbe garantire un PIL del primo trimestre 2007 non molto diverso da quello dell’ultimo trimestre dello scorso anno, che fu sensibilmente inferiore al potenziale.

Le motivazioni che stanno guidando i movimenti di breve sono eminentemente psicologiche ed hanno a che fare con la fiducia che gli investitori hanno sul futuro dei mercati.
La battaglia di parole in corso tra i due governatori della Federal Reserve, Bernanke ed il suo predecessore Greenspan, ha permesso di “contare” le forze in campo. Quando Greenspan ha parlato di recessione possibile, coloro che avevano qualche perplessità sul futuro del ciclo USA hanno approfittato per monetizzare i guadagni. Quando invece Bernanke ha rinnovato la sua fiducia sulla capacità dell’economia USA di evitare la recessione e tornare al “sentiero centrale della crescita a livello del suo potenziale”, gli ottimisti hanno colto l’occasione per comprare.
Ebbene, da quel che si è visto gli ottimisti sono ancora senza dubbio i padroni del mercato.

I quattro anni di rialzo hanno inoculato negli investitori massicce dosi di fiducia e prodotto una situazione di euforia collettiva sulle sorti delle borse, che dovrebbe permettere al mercato di superare anche questa correzione e puntare ai massimi del 2000, che distano ormai pochi punti percentuali dai livelli raggiunti dai principali indici.
La fase di euforia è stata definita, da chi si occupa di analizzare i mercati dal punto di vista comportamentale, come l’eccesso terminale di un ciclo rialzista del mercato, che conclude un movimento di lungo periodo con un impulso molto pronunciato e fa toccare ai mercati vette impensate. Questa situazione si produce grazie all’ingresso sul mercato di sempre nuove categorie di investitori, che spingono al rialzo i prezzi delle azioni. Si può venire così a creare una psicosi collettiva rialzista che porta a dimenticare ogni legame tra prezzo pagato e valore intrinseco del titolo acquistato, nella convinzione che comunque il mercato salirà ancora. Anche gli esperti vengono presi nel vortice della speculazione e tendono a sottovalutare i primi segnali di cedimento della situazione economica sottostante, magari formulando nuove teorie che giustifichino i livelli raggiunti.
In tale clima le correzioni di breve periodo non mancano, ma vengono interpretate come ulteriori occasioni di acquisto, nella convinzione che i mercati risaliranno comunque verso sempre nuovi massimi.

La storia ci insegna che prima o poi la dura legge del ciclo economico si abbatterà sulle borse, ma anche che la resa dei conti può essere rimandata per un periodo abbastanza lungo, grazie a queste distorsioni collettive nella percezione della realtà.
Quali sono gli elementi che ci permettono di identificare quella attuale come una fase euforica?  
Il primo è il ritorno in massa del popolo dei risparmiatori su investimenti a maggior rischio, dopo la fuga e la frustrazione dei primi anni di questo decennio. A differenza del precedente periodo euforico degli anni ‘98-2000 non si vedono certamente le file di risparmiatori ai borsini delle banche. Allora però esisteva appena il trading on line attraverso internet, mentre ora questo è diventato il canale più utilizzato dai privati per operare in Borsa, tanto che secondo KPMG quasi l’80% delle operazioni quotidiane dei privati viene effettuato comodamente da casa (o dal posto di lavoro) lontano da occhi indiscreti.

L’afflusso lo si percepisce dai volumi di scambio delle borse, nuovamente sui livelli del 2000 e dal fatto che nuove categorie di risparmiatori si affacciano ai corsi di trading, sui forum dei vari siti, provano i servizi di consulenza. Ne è una diretta conseguenza il fatto che mai come in questo periodo si è vista un’offerta di formazione e di consulenza così ricca come in questi mesi. Quel che è significativo è il fatto che la maggior parte di coloro che partecipano a queste iniziative è completamente neofita. Io stesso ho potuto verificare tra i partecipanti ai miei corsi base di trading la presenza media per circa il 70-80% di risparmiatori che nel periodo 2000-2002 non operavano ancora in Borsa. Si tratta pertanto di gente che non ha mai visto il mercato orso.
E’ vero che coloro che sono stati scottati dal grande crollo di 5-6 anni fa sono ancora molto prudenti e diffidenti. Però per molti, dato che gli indici sono quasi ai massimi del 2000, il recupero delle perdite è vicino e li solletica a rientrare per partecipare a quella che si sta rivelando ai loro occhi più una festa che una trappola.

Un altro elemento che evidenzia euforia è la grande vivacità dei titoli sottili, quelli spesso manovrati ed in grado di effettuare rally completamente fuori da ogni logica, seguiti magari da tonfi altrettanto clamorosi. Non passa giorno senza che si vedano movimenti clamorosi nei segmenti di borsa che li ospitano. Questi sono generalmente i titoli più apprezzati da chi si avvicina alle borse con la mentalità del giocatore o con l’intento di fare soldi in fretta e non si preoccupa minimamente di calcolare il rischio che corre.
La affievolita percezione del rischio è un ulteriore elemento distintivo del momento speculativo. Lo si coglie in questi mesi anche dalla forte riduzione degli spread di rendimento dei bonds a basso rating rispetto agli strumenti emessi da istituzioni primarie. Si vedono obbligazioni emesse da società in precarie condizioni finanziarie rendere pochi centesimi più dei titoli di stato tedeschi. L’abbassamento del premio al rischio rivela anch’esso una notevole confidenza da parte degli investitori.

L’euforia si accompagna generalmente ad una notevole copertura mediatica del rialzo. Effettivamente questa volta non si vedono traders nei talk show o titoloni sulle prime pagine dei giornali. Tuttavia le riviste specializzate del sabato sembrano piuttosto contagiate dall’entusiasmo e spandono ottimismo a piene mani.
L’euforia non è appannaggio soltanto dei piccoli operatori privati, ma sembra aver contagiato anche due particolari categorie di esperti: gli analisti ed i managers.
Gli analisti delle principali banche d’affari non brillano in genere per particolare capacità predittiva. Nel passato è piuttosto raro che abbiano azzeccato in maggioranza i movimenti futuri del mercato.

Le loro opinioni sono però assai indicative dei consigli che hanno dato ai propri clienti.
Ebbene, non era mai capitato di vedere l’unanimità che si è vista a fine 2006, nel sondaggio che Bloomberg ogni anno compie nelle vacanze natalizie sulle previsioni dei principali analisti americani.
Su 12 analisti delle principali banche d’affari non se ne è trovato nemmeno uno che avesse qualche dubbio sul rialzo che le borse avrebbero messo a segno anche nel 2007, dopo 4 anni di salita.
Gli stessi managers delle principali società stanno mostrando un’euforia paragonabile a quella degli investitori. La manifestano con iniziative di fusione ed aggregazione che mai come quest’anno hanno dilagato sui mercati. Non passa giorno senza che venga annunciata un’acquisizione, un’OPA o una scalata da parte di qualche società, che, per lo più senza badare molto a spese, cerca di fagocitare qualche concorrente.
Da inizio anno le operazioni di acquisizione hanno raggiunto negli USA la cifra record di 500 miliardi di dollari, un livello finora toccato soltanto nel 2000, in piena bolla speculativa.
Sintomo decisivo, da un lato, di entusiasmo da parte dei managers e dall’altro di presenza notevole di liquidità sul mercato.
Avanti di questo passo non è azzardato ipotizzare che, se non arriveranno fatti esterni dirompenti e se il mercato riuscirà a digerire la correzione di marzo, possa arrivare ancora altra liquidità sulle borse azionarie, magari da parte di chi finora è stato, col senno di poi, eccessivamente prudente e potrebbe allentare i suoi freni inibitori in vista del ritorno ai massimi. Avremmo allora la possibilità di assistere a nuove fiammate speculative per qualche altro mese, in grado di riportare i mercati ai fasti del 2000, prima dell’arrivo del mercato orso.
Poi, come in passato, la forza di gravità mostrerà a tutti di non essere andata in pensione e gli ultimi arrivati si ritroveranno col classico cerino acceso in mano, che, come nel 2000, nessuno vorrà più rilevare.
Ma questa è storia futura. Intanto propariamoci ad un altro giro di giostra.
 

MONDO IMMOBILIARE N. 4
Quarta puntata del discorso sul mercato immobiliare con l’ormai consueto intervento a cura dell’amico Bepy La Monica, coordinatore del marchio Andromeda, che si occupa di Architettura e Comunicazione e riunisce professionisti che operano in edilizia.

Il Mondo Immobiliare è molto ampio: è, appunto, un “mondo”. E, come tutti i mondi, è assai difficile da comprendere nel suo insieme, nella sua totalità, nelle sue mille sfaccettature.
Illustrando comportamenti, specificità e regole anche non scritte di questa vasta branca dell’attività umana, spero di contribuire, sia pure in piccola parte, ad una sua migliore comprensione e ad una riflessione in materia. Partendo magari anche dalle cose più semplici e lineari, come quelle di cui ho parlato fin qui nei miei articoli, ospitati da Borsaprof.it.

Oggi parlerò, come già detto nell’ultimo articolo, delle precauzioni da prendere e delle condizioni da rispettare nell’acquisto di un immobile (villa, appartamento, box auto o altro).
1° Consiglio: non andate da soli sul Mercato Immobiliare. Fatevi accompagnare e seguire da un tecnico di vostra fiducia, esperto del campo, che possa facilitare il vostro approccio con gli altri operatori professionali: agenzie o intermediari, notai, avvocati, istituti di credito, o anche solo venditori (privati, imprese di costruzione, società immobiliari). Verrete considerati meglio ed eviterete le insidie più banali del mercato, passando subito ad un livello più alto e qualificato di rapporti, ed eviterete di perdere un sacco di tempo prezioso. E il tempo, si sa, è denaro.

Il vostro tecnico conosce voi e le vostre esigenze, vi aiuterà a selezionare le mille proposte che vi verranno offerte, può valutare economicamente l’immobile da un punto di vista neutrale, esaminerà a fondo le caratteristiche costruttive del bene, calcolerà gli inevitabili costi di risanamento (la cosiddetta “ristrutturazione”). E poi tra operatori professionali ci si intende meglio; ed è più difficile (ma non impossibile!) che ci vengano proposti bidoni. Si, lo so, nessuno di voi ci cascherebbe, però……
Il vostro tecnico (Architetto, Ingegnere o Geometra che sia), si renderà conto subito della qualità  delle strutture e degli impianti, delle condizioni di manutenzione dell’immobile e se il vostro futuro appartamento (e l’intero immobile) sia sufficientemente coibentato. Talvolta il cemento armato è ammalorato, e necessiterà di una ripresa con materiali adatti; può capitare che il quadro fessurativo presenti segnali di pericolo (crepe e spaccature sono più frequenti di quanto non si pensi, e poi tutta Italia è zona sismica); l’impianto a gas può essere fuori norma, gli attacchi di sicurezza obsoleti, il contatore vecchio; l’impianto elettrico magari ha un salvavita, ma non è stato costruito (o modificato) secondo la Legge 46/90, anche se l’Amministratore del condominio ha già provveduto per le parti comuni del fabbricato (non è detto che altrettanto abbiano fatto i singoli proprietari per i loro beni privati).

Un buon acquisto di un immobile oggi è quello in cui il costruttore ha previsto strutture solide, doppi muri, preferibilmente con isolanti naturali (non lana di roccia che forse è insalubre, né poliuretano che dopo pochi anni sublima), ha usato materiali ecocompatibili, ha mantenuto la “traspirazione” delle pareti, ha rispettato i nuovi principi dell’energetica, magari usando tecnologie solari termiche e fotovoltaiche, ha costruito insomma anche in funzione della nuova “Certificazione energetica degli edifici” che nei prossimi anni sarà sempre più richiesta dagli Enti locali in funzione appunto del risparmio energetico.
2° Consiglio: assumete notizie sul venditore. Fatevele dare da chi volete, ma dovete sapere chi è la persona da cui comprate. Non è raro il caso di chi vende tre o quattro volte lo stesso immobile, incassa gli anticipi e le caparre, e poi emigra alle isole Cayman o ad Abbiategrasso; e magari non è neanche il vero  proprietario del bene.

Non siate timidi: chiedete al portiere, ai vicini, cercate su Internet, scartabellate sui registri dei protestati. Cercate di capire perché vende. Chiedetelo espressamente agli intermediari. E verificate le risposte. Ricordate che quando avrete sborsato dei soldi, se qualcosa non va nel verso giusto sarà difficile farseli ridare; e tenete presente che il vostro acquisto sarà veramente vostro solo quando, una volta effettuato il Rogito Notarile, l’Atto di vendita sarà stato protocollato dal notaio, con apposita nota di trascrizione, alla Conservatoria dei Beni Immobiliari.

A proposito: la scelta del Notaio spetta all’acquirente; mentre spesso il venditore si fa assistere da un Avvocato di sua fiducia (per cautelarsi nei confronti dell’acquirente). Talvolta, e non è raro, se sussistono dei dubbi, invece di sottoscrivere il preliminare di acquisto (il cosiddetto “compromesso”), si può scegliere di andare direttamente alla stipula dell’Atto definitivo dal notaio (il cosiddetto “rogito”), ovviamente sempre dopo le necessarie verifiche di cui parlerò in seguito.
Gli altri consigli li troverete nei prossimi articoli, che continueranno a trattare argomenti tecnici, burocratici e legali intorno al tema “acquisto di immobili”. E se volete esporre problemi, dubbi e considerazioni personali scrivete o telefonate.

Bepy La Monica        e-mail:          md9136@mclink.it

FOCUS MACROECONOMICO

BERNANKE NON CREDE A GREENSPAN E RIPORTA LE BORSE VERSO I MASSIMI

Non si può certo dire che i dati macroeconomici pubblicati nel mese di marzo siano stati molto rassicuranti per le sorti future del ciclo economico americano, da cui dipendono gli andamenti delle borse di tutto il mondo.
I dati negativi non sono mancati, a cominciare dalla revisione al ribasso del PIL, per proseguire con il forte calo degli ordini di beni durevoli e l’andamento assai moscio delle vendite al dettaglio di febbraio. In settimana anche il Superindice anticipatore di febbraio ha mostrato un deciso calo, dopo quello già segnalato a gennaio. Il settore edilizio, nell’occhio del ciclone perché ritenuto una delle possibili cause di deragliamento del sistema americano dal sentiero della crescita potenziale, non ha ancora mostrato quella stabilizzazione che tutti si attendevano. Infatti, se è vero che il numero dei nuovi cantieri residenziali e la vendita di case esistenti a febbraio hanno mostrato un rimbalzo rispetto al crollo del mese precedente, non così si è comportato il dato sui nuovi permessi di costruzione, che è ancora calato e getta una certa apprensione sull’andamento del settore nei prossimi mesi.

Le recenti notizie di gravi crisi di alcune finanziarie specializzate nell’erogazione di mutui “subprime” alimenta poi una certa preoccupazione circa le perdite che dai loro eventuali fallimenti potrebbero venire per le principali banche, molte delle quali controllano o rifinanziano queste società finanziarie.
Eppure sul mercato azionario si è realizzato un rally assai significativo, che ha portato gli indici a recuperare oltre i 2/3 del pesante calo.
La motivazione è interamente da attribuire al rassicurante comunicato che ha accompagnatola decisione del FOMC di lasciare i tassi ufficiali ancora fermi al 5,25%.
La Federal Reserve ha infatti confermato le precedenti valutazioni congiunturali, prevedendo ancora una crescita dell’economia per i prossimi trimestri “ad un ritmo moderato”, ed ignorando così le indicazioni di debolezza che i dati macro di febbraio ci hanno consegnato.

Anzi, i responsabili della politica monetaria americana hanno affermato di essere casomai preoccupati per l’inflazione, che potrebbe non moderarsi come invece ci si attende.
Con queste affermazioni Bernanke ha sostanzialmente chiuso la porta in faccia alle prospettive delineate dal suo predecessore Greenspan in alcune conferenze nelle ultime settimane, che ha parlato invece di una possibilità di recessione a fine anno valutandola intorno al 30% di probabilità.
Se a Greenspan fu addebitata una notevole parte di responsabilità per il recente crollo di fine febbraio, mi sembra logico ora attribuire a Bernanke il merito di aver risollevato le sorti dei mercati con una iniezione di fiducia. 1-1 e palla al centro.

In realtà quel che emerge per ora dai dati è la estrema incertezza sul futuro dell’economia USA e la sostanziale apertura di tutti i possibili scenari, dall’atterraggio morbido a quello assai più duro che un avvitamento della situazione nell’edilizia e le conseguenti ripercussioni sul settore bancario e finanziario USA potrebbero causare. E’ presto per trarre conclusioni, per cui i mercati reagiscono in base al loro sentiment prevalente in questo momento. Dopo 4 anni di rialzo l’inerzia del mercato è tendente ad ulterore crescita, per cui si esaltano le indicazioni ottimistiche ed ogni correzione viene presa come occasione di acquisto. Almeno fino a quando le indicazioni non saranno maggiormente univoche.
La settimana prossima ci riserva qualche dato abbastanza importante: quelli sulla Fiducia dei Consumatori (martedì e venerdì), gli ordinativi di beni durevoli (mercoledì) e l’indice PMI Chicago (venerdì). Il loquace Bernanke parlerà per ben due volte (mercoledì e venerdì), con inevitabili effetti sui mercati.

Pierluigi Gerbino

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