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Mercati efficienti e bolle speculative: cicli economici, finanza e psicologia

Il potere dei racconti

Oltre al bisogno di aggrapparsi ad un valore qualunque per poter fornire un’opinione su qualcosa (comportamento già di per sé non razionale) i meccanismi decisionali delle persone in condizioni aleatorie spesso sembrano non tenere affatto conto della sfera delle probabilità, quanto piuttosto della presenza o meno di un racconto o una narrazione riguardanti l’oggetto della decisione. Per racconto si intende qualunque aneddoto possa far sembrare sensata o verosimile una scelta.

Se ad esempio capita di sentir parlare di un titolo, questo può costituire un motivo per preferirlo ad un altro di cui non abbiamo sentito parlare, come se l’esistenza di storie legate a quella scelta costituisca una sorta di giustificazione che ci esoneri dal dover dare ulteriori spiegazioni, almeno ad altri. Questo comportamento è talmente radicato nel modo di decidere che sebbene non sia menzionato dai libri, ha raccolto un consistente corpo di evidenze.

Ad esempio è stato notato che i dipendenti di grandi aziende, tendono ad investire nelle azioni della società per cui lavorano[33], anche se questo non è conforme al principio della diversificazione del rischio, ma almeno la scelta sembra ampiamente giustificata dall’insieme dei racconti ascoltati a riguardo. Il comprovato paragone tra le mode (o fads, in inglese) e le bolle speculative, poggia proprio sull’assunto che spesso l’acquisto di titoli sul mercato segue lo stesso meccanismo dell’affermazione di una marca, o di un prodotto, laddove a prescindere dalla qualità intrinseca dello stesso, molte persone vogliono essere proprietarie di qualcosa di cui si faccia un gran parlare, o in grado di costituire uno status-symbol[34].

Euristica della rappresentatività

Nella psicologia cognitiva si parla di “euristica della rappresentatività”[35], per intendere quei comportamenti che proiettano nelle aspettative future i modelli familiari, e le esperienze passate. Chiamati ad indovinare la professione di determinati soggetti di cui si era descritta la personalità, un gruppo di intervistati, in un esperimento di Kahneman e Tversky, cominciò a elencare mestieri piuttosto poco comuni, ma che tuttavia ricalcavano esattamente i profili proposti, anche se con ogni probabilità la loro scelta si sarebbe rivelata sbagliata: le professioni menzionate non erano affatto le più probabili, ma sono state scelte proprio in base al meccanismo dell’associazione di idee, il quale sembra essere in determinati frangenti più forte.

Lo stesso tipo di inefficienza nel ragionamento porta i soggetti a ritenere più probabile di prima un evento anormale da poco verificatosi (come un incidente aereo). A bilanciare in qualche modo questo bias ne interviene un altro, conosciuto come tendenza alla conservazione, e studiato già nel 1966 da Phillips e Edwards. Tale fenomeno si manifesta sottoforma di riluttanza ad aggiornare le proprie opinioni nel breve periodo. L’euristica della rappresentatività e la tendenza alla conservazione dettano, con il loro interagire le modalità e la tempistica dei fermenti speculativi[36].

Overconfidence

Il modo di prendere decisioni aleatorie, poggia dunque su motivazioni ed intuizioni legate dei racconti e ricordi di avvenimenti precedenti. Un altro comportamento connesso ai due precedenti è l’eccesso di fiducia, o overconfidence. Mentre l’euristica della rappresentatività comporta una sovrareazione (overreaction) alla nuova informazione, il meccanismo della overconfidence conduce ad una sottoreazione (underreaction)[37].

L’eccesso di fiducia si manifesta dando dei giudizi di probabilità che fanno riferimento ad osservazioni precedenti, senza tenere conto di altre possibili indagini[38]. Diversi studi dimostrano che quando le persone sono chiamate ad esprimere il giudizio su una questione in percentuale di sicurezza, tale percentuale si dimostra sempre più alta del dovuto. In una certa misura, inoltre, gli individui non sanno spiegare le loro convinzioni se non ricorrendo all’intuizione o al presentimento. In un libro intitolato “The Illusion of Control”, E. J. Langer spiega che le persone sono più disposte a scommettere su una moneta ancora da lanciare, che non su una già lanciata, ma di cui non si è ancora scoperta la faccia, come se in qualche modo fosse possibile, assistendo al lancio, influenzarne il risultato[39].

Allo stesso modo, gli investitori, in una certa misura nel momento in cui comprano le azioni possono credere di influenzarne il corso. Secondo Daniel, Hirshleifer e Subrahmanyam (1998), le underoverreaction del mercato sarebbero proprio dovute ai meccanismi di overconfidence ed errata autoattribuzione degli eventi[40]. Il primo genererebbe una forma di autocorrelazione negativa nel lungo periodo ed eccesso di volatilità, mentre il secondo causerebbe un’autocorrelazione positiva di breve periodo (o momentum). Su questi temi si tornerà nel capitolo 9, allorquando saranno trattati la mean-reversion e le diverse strategie utilizzate per battere il mercato.


33 Si veda Bernartzi, S., 1999.

34 Si veda Shiller Robert J. Stock prices and social dynamics. 1984

35 Si veda Kahneman, Tversky (1974)

36 Barberis, N., Shleifer, A. e Vishny, R. A Model of Investor Sentiment, Journal of Financial Economics, 49:307-43, 1998.

37 Fuller, R. J. Behavioral Finance and the Sources of Alpha. Febbraio 2000.

38 Shiller, R. J. Irrational exuberance, 2000.

39 In termini di fisica quantistica, in vero, una situazione del genere costituirebbe materia per lunghe disquisizioni…

40 Il fenomeno della overreaction, e le tesi a riguardo di DeBondt e Thaler, saranno oggetto del paragrafo 9.4

Marco Primavera

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