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La tutela del risparmio dopo i casi Argentina e Parmalat

L’inflazione

Una delle più pericolose insidie al risparmio familiare, o per meglio dire al risparmio accantonato ed investito in forma monetaria e finanziaria, è rappresentata dall'inflazione. Per inflazione si intende un'espansione della massa monetaria accompagnata da aumento generalizzato e persistente dei prezzi, con conseguente caduta del potere d'acquisto della moneta. Si tratta di un pericolo particolarmente insidioso perché redditi e capitali, almeno in un primo momento, appaiono invariati nella loro entità nominale, è, infatti, l'unità di misura del valore che cambia. Nel secolo scorso la svalutazione della moneta ha colpito il nostro paese in tre momenti: le due guerre mondiali e lo shock petrolifero degli anni '70. L'inflazione, quando si presenta improvvisamente nella sua forma più virulenta, che viene definita "galoppante", ha effetti devastanti sui risparmi finanziari delle famiglie. E' questo il pericolo a cui pensavano i partecipanti ai lavori dell'Assemblea Costituente nel maggio del 1947 affrontando il tema della

tutela del risparmio. La falcidia del risparmio era stata evidenziata in quella sede da un lucido intervento di Luigi Einaudi, che forniva impressionanti statistiche sul decremento subito dal valore della moneta italiana in meno di mezzo secolo.

L'inflazione galoppante oltre che distruggere il risparmio finanziario comporta effetti perniciosi sull'intero sistema economico anche a mezzo dell'alterazione della struttura dei prezzi che premia i beni rifugio e le attività speculative mentre penalizza le attività produttive causando quindi gravi distorsioni nell'allocazione delle risorse, con possibili postumi come rallentamenti nella crescita economica e aggravamenti degli squilibri nella distribuzione dei redditi e della ricchezza.

Il fenomeno inflazionistico è assai più complesso di quanto appare e le sue cause sono molteplici, ma è indiscutibile la responsabilità dei governi, soprattutto nei paesi dove la banca centrale è collocata una posizione di subalternità. Un noto banchiere francese affermava argutamente a questo riguardo: " les chirurgiens cachent leurs fautes dans la terre, les architectes sous le lierre, les cuisiniers sous la sauce, les gouvernements sous la devaluation de la monnaie ". Il processo inflazionistico, come afferma Maury (1975) "non è altro che un'imposta non prevista come tale, non riportata nella legge finanziaria, non votata dal parlamento". L'inflazione è in sostanza risparmio forzato, sottrae potere d'acquisto alle famiglie, senza che esse traggano alcun beneficio dalla contrazione dei consumi come, invece, avviene con il risparmio volontario e il risparmio contrattuale.

La Germania colpita ancor più pesantemente dell'Italia dalle iperinflazioni del secolo scorso aveva introdotto nella sua Costituzione democratica del secondo dopoguerra un articolo in cui si assegnava alla banca centrale il compito prioritario di "rendere sicura la moneta". Orbene questa formula è stata ereditata dalla Costituzione Europea, che all'art. 29, comma 2, recita "l'obiettivo principale del sistema europeo di banche centrali è il mantenimento della stabilità dei prezzi".

Questo pericolo sembra quindi per ora, dopo l'avvento dell'euro, scongiurato pur se oggi siamo in presenza di un'inflazione strisciante, innescata nel nostro paese nella fase di introduzione della nuova moneta europea ed alimentata dall'andamento del prezzo del petrolio. Non si deve inoltre dimenticare che alcuni governi europei, orientati all'adozione di politiche anticongiunturali, premono per un allentamento del patto di stabilità. Il primo passo in questa direzione è stato compiuto. Il procedere ulteriormente in questa direzione potrebbe in futuro provocare una riacutizzazione del fenomeno inflazionistico.

Documento del Prof. Arnaldo Mauri

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