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Report finanziario "CLASSIC" 25 Ottobre2004

ASPETTANDO BIN LADEN

La scorsa settimana i mercati ci hanno mostrato una notevole erraticità, culminata con un venerdì abbastanza pesante sui mercati americani, in concomitanza con l’ennesimo record fatto registrare dal prezzo del petrolio, ormai al di sopra di 55 dollari al barile.

La concomitanza della dimostrazione di forza di petrolio e mercato obbligazionario accanto alla manifestazione di debolezza del mercato azionario e del dollaro farebbe pensare all’avvio di una fase ribassista di una certa importanza da parte dei mercati azionari, che sono sembrati avere i nervi abbastanza a fior di pelle. Infatti sebbene in settimana si siano susseguite parecchie trimestrali di società USA assai positive e migliori delle aspettative degli analisti (da Ebay ad Amazon, da IBM a Microsoft, per citarne solo qualcuna), i mercati hanno dato molta più importanza al fatto che alcuni manager hanno tratteggiato un prossimo trimestre piuttosto incerto ed in alcuni casi meno brillante dell’ultimo passato.
Segno quindi che il “sentiment” dei mercati non è molto positivo.
Ciò contrasta con le manifestazioni di ottimismo dei “guru” che si aspettano dopo le elezioni USA un rally dei mercati, mentre per gli otto giorni che mancano da qui alle elezioni quasi tutti prevedono una stabilità dovuta all’attesa per uno scontro elettorale che pare quanto mai incerto.
Personalmente proverei ad introdurre qualche variante al pensiero dominante. D’altra parte la solita tiritera degli esperti la si può trovare su tutti i settimanali finanziari del sabato e non c’è bisogno che venga qui ripetuta.

Sono perfettamente d’accordo che l’esito della competizione elettorale sarà molto incerto. Fortunatamente non sono americano perché io stesso mi troverei in serio imbarazzo a dover scegliere tra due candidati tanto inetti. Sull’incapacità di Bush sono stati scritti fiumi di inchiostro e solo gli americani più sprovveduti (che sono comunque tantissimi) credono alla retorica del Presidente tutto d’un pezzo, estremo baluardo a difesa della sicurezza dell’America e del mondo occidentale contro il terrorismo. Questo, a giudicare dall’insistenza con cui viene ripetuto, sembra essere l’unico concetto che il candidato repubblicano è stato capace di esprimere in tutta la capagna elettorale.

Lo sfidante ha cercato di non essere da meno, non riuscendo a mettere al sicuro un vantaggio che era alla sua portata quando Bush in agosto si trovava in grosse difficoltà (scandalo dei prigionieri irakeni, inesistenza del pericolo Saddam, bugie raccontate sulle armi di distruzione di massa). Invece di attaccare Bush su questi argomenti l’acuto democratico praticò la “strategia di basso profilo”, volgendo l’attenzione ai temi economici proprio quando Greenspan spargeva ottimismo a piene mani. Ciò servì a perdere l’occasione di mandare al tappeto l’avversario. Ovvio che poi Bush contrattaccasse insistendo sulle ambiguità di Kerry sulla guerra e biasimando i cambiamenti di opinione dello sfidante, che votò a suo tempo a favore della guerra a Saddam, per poi presentarsi contrario in campagna elettorale. Possibile che Kerry non sia stato capace di rispondere che allora votò a favore della guerra perché credette alle bugie del Presidente? Possibile. Infatti non ne è stato capace.
Comunque al di là dell’incertezza sul voto americano penso che i prossimi giorni potrebbero essere caratterizzati dalla presenza sulle prime pagine dei giornali del vecchio amico della famiglia Bush ed ora acerrimo nemico Bin Laden.

L’intervista di un esperto militare americano, che ha candidamente riferito che Bush sa perfettamente dove sta Bin Laden ma per ora non lo può catturare, rilancia la vecchia supposizione che l’asso nella manica che Bush giocherà in extremis per vincere le elezioni sarà proprio la cattura del nemico numero 1 dell’America. Se questo succedesse si deciderebbero in un sol colpo le elezioni presidenziali e l’andamento delle borse per qualche mese.
Ma c’è un’altra eventualità da non sottovalutare, qualora questa ipotesi fosse campata in aria e fosse invece vero che gli americani sono ben lontani dalla cattura dello sceicco terrorista.

Al Quaeda penso che non vorrà farsi scappare la possibilità di tentare in America il bis del colpaccio che le riuscì l’11 marzo a Madrid. Un clamoroso attentato in qualche grande città americana potrebbe ripetere, almeno nell’immaginario dei terroristi, lo scenario che abbiamo vissuto in primavera, quando l’attentato di Madrid condizionò pesantemente il voto in Spagna.
Personalmente penso che se Bin Laden osasse ora un attentato contribuirebbe in modo determinante alla rielezione di Bush. Ma ciò che penso io non conta nulla. Conta ciò che può passare nella testa dei terroristi. Quindi Al Qaeda potrebbe provarci proprio ora che il possibile risultato è molto grosso. Insomma, ora o mai più (almeno per un po’).
Questo scenario non è al momento adeguatamente scontato dai mercati, che tendono ad ignorare ogni atto terroristico che avvenga al di fuori dei confini americani, ma si lasciano enormemente impressionare dagli attentati che vengono fatti in USA.

E’ ovvio che nel fare queste ipotesi io non posseggo alcuna informazione privilegiata. Si tratta di semplici congetture sulla base di quel che molti esperti di strategie hanno ipotizzato in questi mesi. Quella dell’agente segreto è una professione che al momento non svolgo.

FOCUS MACROECONOMICO

La settimana scorsa sono venuti pochi dati macroeconomici, e per la prima volta da un po’ di tempo, quasi tutti in linea con le previsioni degli analisti. A tali dati macro sostanzialmente neutri hanno poi corrisposto indicazioni dal mondo societario USA piuttosto incoraggianti. Il terzo trimestre per molte società ha portato decisi aumenti di utili e fatturati, confermando una situazione migliore di quel che prevedeva il consensus degli analisti. I mercati avrebbero dovuto accogliere queste notizie in modo favorevole o per lo meno non sfavorevole.

Invece hanno preferito puntare l’attenzione su alcune previsioni poco positive sul quarto trimestre effettuate dai managers di importanti società, per far partire pesanti prese di beneficio, accentuate dalla rinnovata forza dei prezzi del petrolio e dalla debolezza del dollaro, che sta manifestando l’intenzione di tornare a testare i massimi di questa primavera a quota 1,29.
I prossimi 8 giorni che ci separano dal match elettorale saranno dominati dai dati sul PIL e da quelli sul mercato del lavoro. Questa settimana il clou è previsto per venerdì, quando arriverà la prima stima del PIL americano del 3° trimestre. Importanti, sempre dagli USA, anche ben due rilevazioni sulla fiducia, gli ordini di beni durevoli e il PMI di Chicago. Per il mercato del lavoro bisogna attendere la settimana prossima.

Pierluigi Gerbino

Successivo: 02 Novembre 2004

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