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I campioni del Crack

Manager e imprenditori dietro i grandi fallimenti aziendali - di Oliver Jamie, Goodwin Tony

C’è un’ infinità di volumi sul successo imprenditoriale e c’e’ una miriade di libri di auto aiuto: testi su come alcuni uomini hanno ottenuto successo. Ma il migliore apprendimento consiste certamente negli errori, la loro finalità positiva. L’idea sta dietro l’analisi di alcuni degli uomini di affari e degli imprenditori più prolifici e brillanti del mondo, e della loro caduta in disgrazia.
Di fronte allo spettro del fallimento l’atteggiamento degli imprenditori puo’ cambiare completamente. Da analitici astuti, intuitivi calcolatori che erano, diventano emotivi, generosi e illogici.

Mentre l’approccio femminile mira a costruire un business stabile che possa sostenere adeguatamente l’imprenditore e la sua famiglia, il metodo irrazionale, basato su una insensata assunzione di rischi che incontriamo tanto spesso, sembra essere proprio una prerogativa maschile. Come disse Steve Jobs, il fondatore di apple, “non ha senso essere l’uomo più ricco del cimitero”.

I grandi imprenditori di successo hanno in comune questa caratteristica: la visione necessaria per costruire aziende veramente eccellenti e innovative. La grande differenza è che quelli il cui successo perdura nel tempo restano focalizzati su ciò che sanno fare bene. La scarsa conoscenza del settore è sorprendentemente comune negli imprenditori di successo. Ci sono infiniti casi di imprenditori che ce l’hanno fatta senza avere un know how specifico
Mi ha particolarmente colpito per la sua tragicità la storia di Christopher Foster, un drammatico finale di una vicenda che non doveva andare a quel modo. Foster ha agito con un approccio comune a molti imprenditori che si convincono di essere di fronte a difficoltà insormontabili. La reazione abituale è ignorare il problema, affidarsi a fantasie o semplicemente mentire (a se stessi e a gli altri). Foster, con le sue macchine di lusso, la sua vita da sognatore i cavalli e il tiro a segno, si lasciò certamente prendere da un falso senso di sicurezza.
Un'altra storia incredibile è il tracollo di John Asgeir Johannesson legata a filo doppio con l’Islanda. Un castello di carte di proporzioni enormi. Quasi la metà dei prestiti erogati dalle banche islandesi andavano ad alcune holding collegate in gran parte alle stesse banche . Queste prestavano i soldi ai dipendenti perché acquistassero le loro azioni, che venivano date a garanzia.

Molti imprenditori amano le luci della ribalta. Fa parte della loro personalità voler dimostrare al mondo di che pasta sono fatti. Gli psicologi potrebbero affermare che questa loro auto glorificazione, nasce da una profonda insicurezza e da un complesso di inferiorità.
Incredibilmente vere sono state le parole di Dick Fuld, CEO Leman Brothers nel gennaio 2007 che, durante un incontro con la stampa in occasione del Word Economic Forum di Davos disse “questo potrebbe essere l’anno del tracollo per i mercati finanziari”. Se solo avesse ascoltato se stesso!

Sei dei personaggi descritti in questo libro sono finiti in carcere, uno è morto prima di essere processato, due si sono suicidati e gli altri si sono ritirati da qualche parte a leccarsi le ferite. La ricchezza complessiva che hanno perso o buttato via è incalcolabile.
Quando Leman Brothers, guidata da Dick Fuld, fece ricorso al fallimento pilotato secondo il cosiddetto “Chapter II” citò un debito bancario di oltre 613 miliardi di dollari a cui si aggiungevano altri 155 miliardi in obbligazioni. Secondo il fondo monetario internazionale, il costo totale della crisi bancaria era prossimo a 11,9 trilioni di dollari:era come regalare 2160 euro a ogni singolo abitante del pianeta.

Denaro, ricchezza, successo economico e benessere materiale non si identificano con l’intelligenza, ma sorprende quanti uomini d’affari la pensino così. Ciò non significa che gli imprenditori non siano intelligenti, perché lo sono certamente, ma non è detto che siano straordinariamente intelligenti. Potrebbero avere grandi idee, una visione fantastica e una determinazione incrollabile. Non si rassegnano facilmente a una risposta negativa: sono pieni di risorse, interessanti adattabili e creativi.

Una caratteristica che hanno in comune quasi tutti i protagonisti di questo libro è una sorta di risentimento per ciò che sono e per le loro origini. Se il desiderio di dimostrare il proprio valore può essere la leva motivazionale che spinge gli imprenditori al successo, a un certo punto però qualcuno deve mettergli un braccio intorno alle spalle e dire loro:”E’ finita, hai vinto. Smettila di combattere per dimostrare il tuo valore”. Se non mettono un freno molte persone rischiano di portare avanti all’infinito quello spirito di rivincita, azzardando sempre di più. E come è accaduto a tanti imprenditori e manager descritti in questo libro, potrebbero perdere tutto.

La legge della natura si basa sulla sopravvivenza del più forte ed è indubbio che alcuni imprenditori descritti in questo libro siano riusciti a sopravvivere contro tutte le probabilità. Ma la natura fa comunque il suo corso. Ciò non significa che non valga la pena tentare. Milioni di imprenditori in tutto il mondo mettono a disposizione posti di lavoro e creano ricchezza e promuovono il progresso della società. Vale certamente la pena: tentare e fallire è sempre meglio di non provarci neanche.

Maurizio Michele Zuzzaro

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