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Tendenze evolutive e problemi nel campo del risparmio gestito indotti dall' utilizzo di internet

1.2.3. Prodotti al di fuori della classificazione di Assogestioni (fondi: no load, a distribuzione / accumulazione proventi, a ombrello ed ETF).

Nonostante sia elaborata la classificazione di Assogestioni risulta non esaustiva visti i continui cambiamenti del mercato. Dunque sono da aggiungersi ai fondi visti altre categorie di recente sviluppo quali:

Fondo "no load". 

E' l'espressione con la quale si definiscono i fondi comuni senza commissioni di ingresso. I fondi che non presentano né commissioni di ingresso né di rimborso sono definiti "no load" puri. In generale, i fondi monetari sono "no load" puri, perché si tratta di strumenti per la gestione della liquidità: l'entrata e l'uscita da questi strumenti può anche verificarsi a breve distanza. I costi che normalmente rientrerebbero nelle commissioni di ingresso sono spesso coperti dagli oneri di riscatto o da commissioni annuali più alte. Fondo a distribuzione dei proventi. Si tratta di fondi che periodicamente distribuiscono al sottoscrittore i proventi derivanti da cedole e dividendi maturati durante l'anno, attraverso i titoli costituenti il portafoglio dei fondi.

Fondo ad accumulazione dei proventi.

Si tratta di fondi che reinvestono automaticamente le cedole e i dividendi maturati dai titoli costituenti il portafoglio dei fondi.

Fondo a ombrello (umbrella fund).

Fondo di investimento strutturato in comparti. Le somme versate dai sottoscrittori sono investite in quote di fondi di investimento gestiti dalla stessa società; il passaggio da un comparto all’altro implica commissioni ridotte o nulle.

    • ETF (Exchange Traded Fund).

Infine anche se di veri e propri fondi non si può parlare nasce un nuovo prodotto denominato ETF,  che ne presenta alcune caratteristiche.
Lanciati mediante l’utilizzo di Internet, gli Exchange Traded Fund (ETF) possono essere definiti, traducendo letteralmente dall'inglese, come "fondi quotati sul mercato". Questa definizione deriva dal fatto che gli ETF sono sostanzialmente dei fondi di investimento le cui azioni possono essere direttamente acquistate e vendute sul mercato azionario.

In sostanza gli ETF si possono considerare dei fondi "vestiti" da azioni e di questi due strumenti finanziari mantengono le proprietà più interessanti. Come qualsiasi azione, infatti, è possibile in ogni momento della seduta di borsa, comprare o vendere azioni di un ETF al prezzo corrente di mercato.
Rispetto ad un comune fondo di investimento, tale strumento è in grado di offrire quindi un maggior livello di trasparenza e di flessibilità, in quanto permette di monitorare costantemente l'andamento del proprio investimento. 

La possibilità di operare in modo diretto sul mercato permette, inoltre, di ridurre al minimo i tempi morti intercorrenti tra la decisione di investimento e l'effettiva realizzazione della stessa. Proprietà questa tanto più apprezzabile in situazioni estreme di mercato in cui l'impossibilità di operare in modo rapido può tradursi, nella migliore delle ipotesi, nella perdita di interessanti opportunità di profitto, quando non comporti invece un effettivo deprezzamento del valore del proprio capitale. Dall'altra parte però, come i normali fondi comuni di investimento, gli ETF consentono, con un'unica transazione, di detenere un portafoglio molto ben diversificato. Lo stesso risultato sarebbe, invece, molto più difficile da perseguire da un normale investitore privato che investisse direttamente in titoli azionari, sia a causa dei costi di transazione, sia per il tempo che sarebbe necessario dedicare ad un investimento di questo tipo.

In conclusione, la peculiarità degli Exchange Traded Fund consiste nel racchiudere, in un unico strumento finanziario, la trasparenza e la flessibilità di un titolo azionario, unite all'elevata diversificazione ottenibile attraverso un investimento in un fondo comune.
Fondamentalmente, gli ETF possono rientrare nella categoria dei fondi di investimento indicizzati.   Come dice il termine "indicizzati", lo scopo di tali fondi non è, infatti, quello di offrire un rendimento superiore rispetto al benchmark di riferimento, ma bensì quello di replicare nel modo più accurato possibile un indice di mercato sia esso azionario, obbligazionario o una commodity detenendo le stesse azioni che fanno parte dell'indice di riferimento.

Una volta creato tale portafoglio, viene quindi collocato presso una banca depositaria, la cui funzione principale è quella di garantire l'effettiva esistenza del paniere di titoli che,  è l'unico asset da cui deriva il valore delle azioni di un ETF.
Detto questo, dovrebbe essere chiara la stretta relazione che si instaura tra il prezzo di mercato degli ETF ed il valore del portafoglio ad esso sottostante (NAV).
E visto che tale portafoglio risulta essere assolutamente speculare a quello di un indice azionario, ne deriva come sia possibile che l'andamento del prezzo di mercato degli ETF segua in modo quasi perfetto quello dell'indice sottostante.

Innanzitutto è necessario distinguere tra prezzo di mercato e Net Asset Value (NAV). Il prezzo di mercato è ovviamente determinato dalle forze della domanda e dell'offerta di ETF, mentre il NAV rappresenta il valore del portafoglio sottostante che è, quindi, oggettivamente determinato dal valore dell'indice di mercato.
In effetti non c'è nulla che, di per sé, assicuri la convergenza tra i due prezzi.
Chiaramente, se il prezzo di un ETF fosse libero di fluttuare indipendentemente dal suo NAV, si introdurrebbe un ulteriore fattore di rischio per l'investitore: ad esempio dover vendere le proprie azioni ad un prezzo che non rispecchi il loro effettivo valore.

La convergenza tra prezzo di mercato dell'ETF ed il suo NAV è resa possibile dal fatto che gliETF sono fondi di tipo aperto e non di tipo chiuso. Infatti, non solamente è possibile in ogni momento acquistare o vendere sul mercato azioni di un ETF, ma è anche possibile ogni giorno creare nuove azioni o redimere quelle esistenti in cambio dei titoli sottostanti.
In sostanza, il numero di azioni non è determinato a priori, ma varia nel tempo. Ciò permette agli investitori istituzionali autorizzati di operare come arbitraggisti, approfittando di eventuali disallineamenti di prezzo rispetto al valore effettivo dei titoli sottostanti.

Nel caso in cui il prezzo di mercato fosse inferiore al NAV, un arbitraggista potrebbe comprare azioni dell'ETF, cederle (quindi di fatto eliminandole) presso la banca depositaria in cambio dei titoli sottostanti e rivendere tali azioni sul mercato in modo da lucrare la differenza di prezzo. Allo stesso modo, se il prezzo fosse superiore a quello del NAV sarebbe possibile ottenere un guadagno certo, comprando i titoli che costituiscono il portafoglio sottostante, collocandoli sempre presso la banca depositaria in cambio di azioni dell'ETF (aumentandone il numero) ed infine rivendendo tali azioni sul mercato. 

Chiaramente, il prezzo dell'ETF tenderà, nel primo caso, ad aumentare, riallineandosi così verso il NAV, finché non sarà più profittevole comprare ETF e vendere titoli. Nel secondo caso, invece, il prezzo dell'ETF tenderà a diminuire convergendo ancora una volta verso il NAV. Tale meccanismo di arbitraggio fa sì che, nella sostanza, l'ETF sia praticamente equivalente all'indice sottostante.


Dott.ssa Maria Michela Lucignano

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