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Razionalità e motivazioni affettive

Motivazioni "istintive"

Come prima definizione si può dire che le motivazioni istintive sono risposte dirette ed involontarie del corpo alla percezione di determinati stimoli, esterni e interni al corpo, e sono in grado di prevalere e inibire le altre motivazioni. Le motivazioni istintive sono innanzitutto quelle che presiedono alla sopravvivenza dell’uomo e della specie. Sono generalmente motivazioni di tipo semplice e urgente, che richiamano specifici comportamenti.

Esse possono essere innate, risultato della selezione naturale, oppure acquisite per apprendimento. Nel corpo umano si può identificare un circuito neurosensoriale specifico, ma non specializzato, che supporta le motivazioni istintive innate, ed un altro circuito per le motivazioni istintive acquisite. Più in generale, sembra assodato che alcune parti del cervello (e del sistema più prossimamente connesso), che si possono definire di “ordine inferiore” e che si ritrovano in tutti i vertebrati, supportano sia le motivazioni istintive, sia, come si vedrà, quelle affettive e quelle razionali.

Altre parti del cervello, definite di “ordine superiore” e presenti nei mammiferi più evoluti, sono invece specializzate per le motivazioni affettive, e, in modo distinto, per l’attività razionale. L’uomo inoltre ha le parti del cervello di “ordine inferiore” più sviluppate rispetto agli altri animali (Damasio 1995; LeDoux 1998). Già queste osservazioni suggeriscono l’idea che il comportamento dell’uomo non è dovuto alla semplice “somma” fra una motivazione elaborata nello stesso modo degli altri animali, come gli istinti, e una motivazione specifica più evoluta, tipicamente la motivazione razionale (Damasio 1995:188).

A partire dalle osservazioni neurobiologiche, Damasio (2000) propone una spiegazione della coscienza e dell’identità umana. Questo tentativo suggerisce di distinguere nell’uomo tre livelli del sé che stanno alla base dei tre tipi di motivazioni. Per definire il sé più primitivo è opportuno, in via preliminare, discutere brevemente la percezione degli stimoli, la registrazione delle percezioni nel cervello, e la reazione del corpo, cioè le emozioni.

Va ricordato anzitutto che gli stimoli vengono percepiti dall’uomo attraverso i cinque sensi, che costituiscono le unità periferiche, ed i nervi periferici sensitivi e motori, nonché il flusso sanguigno dotato di neurotrasmettitori e ormoni, che costituiscono le vie di trasmissione. Il senso del tatto è esteso alla pelle superficiale e profonda di tutto il corpo, fino alle viscere, costituendo in tal modo il complesso somato-sensitivo. I cinque sensi di solito non operano indipendentemente quando percepiscono uno stimolo, perché uno stesso stimolo, ad esempio un suono, ha diverse dimensioni, ad esempio quella spaziale della sua provenienza (Damasio 1995; 2000; 2003:360).

Inoltre, la percezione è selettiva, vale a dire è focalizzata/sfumata/insensibile a causa dell’organo stesso di percezione, e a causa di un filtro biologico e acquisito che orienta l’attenzione e prefigura gli stimoli o le classi di stimoli (Boncinelli 2002). Si può pertanto dedurre che lo stimolo, costituito da oggetti materiali, parole, simboli, o anche sentimenti , non si presenta praticamente mai in forma pura, vale a dire isolato, indipendente e statico. Uno stimolo si presenta, piuttosto, in modo congiunto con altri stimoli, e insieme a questi coinvolge diversi sensi.

Si può dedurre anche che la percezione degli stimoli è una manifestazione attiva dell’individuo, perché può essere aumentata, ridotta, o ri-orientata. Molti degli istinti innati nell’uomo, come la fame, la sete, il sesso, il bisogno di sicurezza e di allontanare il dolore fisico, si presentano come stimoli in forma relativamente pura soltanto in condizioni straordinarie. Generalmente si presentano in modo congiunto con altri stimoli acquisiti, che spesso sono quelli prevalenti.

Ad esempio, la spinta a mangiare negli adulti è dovuta all’abitudine o a stimoli indotti, piuttosto che all’istinto di sopravvivenza, almeno nei paesi sviluppati. E’ interessante osservare che nei neonati la spinta a mangiare sembra essere invece un istinto puro, ma certamente la sua soddisfazione è congiunta alla soddisfazione di altre spinte, in primo luogo quella del riconoscimento di chi soddisfa loro la fame, prevalentemente attraverso il tatto e l’olfatto (si veda il par.6). In tal modo un istinto apparentemente puro diventa immediatamente congiunto ad altri stimoli, coinvolgendo diversi se non tutti i cinque sensi. La percezione degli stimoli viene anzitutto codificata temporaneamente come un insieme di informazioni su un supporto neurale attivando in parallelo diversi siti cerebrali di ordine inferiore appositamente disposti. Queste informazioni vanno inoltre a sovrapporsi a quelle innate, che sono presenti nei siti di ordine inferiore, e a quelle acquisite, che erano state registrate nei siti di ordine superiore. La registrazione avviene per creazione e rinforzo di sinapsi, che collegano i neuroni.

La mancata o scarsa attivazione di sinapsi conduce alla distruzione delle sinapsi stesse (Damasio 1995; LeDoux 2002). Si può pertanto definire emozione come la attivazione di espressioni corporee dovuta al contrasto fra le informazioni appena percepite e quelle presenti e già registrate. Esse sono transitorie in quanto “fatto corporeo”, ma diventano permanenti quando vengono registrate nel cervello come reazione agli stimoli. Le emozioni dunque plasmano il cervello durante la vita dell’individuo, e ne modificano l’assetto originario della nascita (Damasio 1995; 2000).

Le emozioni che imprimono direttamente una spinta al comportamento possono essere chiamate motivazioni istintive. Tuttavia, la gamma delle emozioni è più ampia. Damasio (2003) chiama “emozioni vere e proprie”, come la vergogna o l’orgoglio, quelle più evolute, e tra queste chiama “emozioni di fondo” l’impercettibile stato di malessere o eccitamento, di nervosismo o tranquillità. Alle motivazioni istintive corrisponde un livello dell’identità individuale che può essere chiamato primitivo, in quanto posseduto anche da animali più primitivi dell’uomo.

Questo livello di identità raccoglie dai siti neurali appositamente disposti le informazioni riguardanti lo stato corrente di tutto il corpo, e dunque le sue espressioni derivanti dagli stimoli a cui è sottoposto. Eventualmente possono essere attivati comportamenti “automatici”. La percezione dello stimolo, la reazione corporea e l’eventuale comportamento possono avvenire in modo inconsapevole per l’individuo (LeDoux 1998).

Prof. Maurizio Pugno

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