Home > Doc > Psicologia dei mercati finanziari > Introduzione

Psicologia dei mercati finanziari: distorsioni cognitive, percezione del rischio e comportamenti collettivi

Introduzione

Da alcuni decenni si assiste ad un crescente interesse da parte della psicologia verso i fenomeni economici (Rumiati e Mistri, 1998). Questo crescente interesse ha riguardato diversi aspetti del comportamento economico tra cui le decisioni d'acquisto dei consumatori (Huber, Payne e Puto 1982; Highhouse, 1996), le decisioni strategiche dei manager (Arkes e Blumer, 1985; Thaler 1985; Garland e Davenport, 1991) ed il comportamento degli investitori all'interno dei mercati finanziari (Thaler, 1993; Shefrin, 1999; Shiller, 2000).

Alla base di questi studi c'è la consapevolezza maturata, non solo dalla psicologia, dell'inadeguatezza dei modelli della razionalità economica. Diversi risultati sperimentali hanno evidenziato come gli individui non agiscono seguendo i principi economici razionali ma sono influenzati dalle loro esperienze passate, delle loro credenze, dal contesto, dal formato di presentazione delle informazioni e dall'incompletezza informativa frequente nei contesti reali (Kahneman e Tversky, 2000). Una possibile spiegazione fa riferimento al fatto che gli individui avrebbero delle risorse cognitive limitate che in molte occasioni li costringono a semplificare lo spazio del problema che sarebbe altrimenti ingestibile perché eccessivamente complesso (Simon, 1982).

Un'altra spiegazione fa invece riferimento al fatto che le scelte delle persone sembrano essere governate da atteggiamenti e valutazioni affettive piuttosto che da preferenze economiche basate sul calcolo dell'utilità attesa (Kahneman, Ritov e Schkade, 1999). Gli atteggiamenti sono definiti come tendenze soggettive espresse attraverso la valutazione favorevole o sfavorevole di un particolare stimolo (Eagly e Chaiken, 1996).

L'aspetto centrale di questa spiegazione alternativa del mancato rispetto dei principi razionali è che la valutazione degli stimoli non è compiuta secondo delle norme di tipo matematico ma è volta ad assegnare agli oggetti un valore affettivo che può variare da molto positivo a molto negativo. Questi riflessioni giustificano la sempre maggiore attenzione che la psicologia dedica ai mercati finanziari verso i quali c'è anche un grande interesse da parte dei mass media visto l'aumento delle persone che investono in borsa.

Quello dei mercati finanziari è uno dei settori economici in cui maggiormente si evidenzia la mancanza di razionalità tanto è vero che il loro andamento è spesso descritto utilizzando termini come euforia, depressione, disillusione o addirittura irrazionalità (Shiller, 2000). Lo studio del comportamento dell'investitore quindi nasce dal bisogno di risolvere la discrepanza tra un contesto teorico-normativo razionale ed un agire reale che appare poco ancorato ai canoni della razionalità. Come sostiene Slovic (1972) pochi settori dell'attività umana sono contraddistinti da una quantità di informazioni eguale a quella presente nei mercati finanziari; questo ampio numero di informazioni deve essere messo assieme e soppesato ogni qualvolta si prende una decisione sia essa volta a vendere o sia essa volta a comprare dei titoli.

Inoltre la difficoltà ad utilizzare in modo proficuo l'ampio numero di informazioni disponibili è certamente aumentata con l'avvento delle moderne tecnologie le quali rendono prontamente disponibile ogni tipo di informazione riguardo all'andamento dei mercati finanziari di tutto il mondo. Se da un lato è vero che maggiore è l'informazione disponibile e maggiore è l'accuratezza con cui si può valutare le alternative di scelta dall'altro lato è altrettanto vero che troppe informazioni rendono lo spazio decisionale ingestibile. In questo senso troppa poca attenzione è stata data fino ad ora al modo in cui le informazioni sono gestite ed interpretate da chi si occupa di mercati finanziari e di investimento. Infatti è ormai un dato di fatto che il comportamento di analisti, consulenti finanziari ed investitori sia costellato da quelle che nel modello della scelta razionale sono considerate delle anomalie decisionali ma che vista la loro diffusione non possono essere considerate tali.

La psicologia dei mercati finanziari (o behavioral finance) è un settore della psicologia che tenta di spiegare il modo in cui gli individui utilizzano le informazioni per prendere le loro decisioni nei mercati finanziari. Quali fattori influenzano le previsioni dell'andamento del mercato negli investitori non esperti? Perché gli investitori decidono di investire su determinate attività finanziarie piuttosto che su altre? Perché gli investitori scelgono di assumersi determinati rischi per raggiungere i loro obiettivi di investimento? Quali differenze ci sono tra il comportamento di investitori esperti e non esperti?

Queste sono solo alcune delle domande alle quali la psicologia dei mercati finanziari cerca di rispondere. In questo contributo di revisione di quanto prodotto dalla psicologia dei mercati finanziari ci si soffermerà inizialmente sui due modelli teorici di riferimento e cioè il modello dell'Utilità Attesa (von Neumann e Morgenstern,1947) e la Teoria del Prospetto (Kahneman e Tversky, 1979; 2000). Successivamente verranno analizzate le distorsioni cognitive che influenzano le decisioni ed i giudizi di chi investe, la percezione del rischio da parte degli investitori ed infine le dinamiche sociali e di diffusione delle informazioni che sembrano caratterizzare i mercati.

Enrico Rubaltelli www.finanzacomportamentale.it

Successivo: Modelli teorici di riferimento per lo studio delle decisioni nei mercati finanziari

Sommario: Indice